La pista da bob a Cortina non si farà. Un progetto nato male e proseguito peggio – tra ritardi sempre maggiori e costi che continuavano a lievitare – ha costretto ad alzare bandiera bianca: le gare di bob delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 non si faranno in Italia. Lo ha annunciato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in occasione del suo intervento dal palco della 141esima Sessione del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) che si sta svolgendo a Mumbai in India. Alla fine è andata esattamente come ilfattoquotidiano.it aveva previsto: per realizzare l’impianto sul tracciato della vecchia pista Eugenio Monti a Cortina, che peraltro avrebbe provocato un considerevole impatto sull’ambiente, sarebbero serviti almeno 150 milioni di euro. Troppi, anche a fronte di un cronoprogramma che ormai era diventato una corsa contro il tempo, spingendo le imprese a non considerare nemmeno l’idea di sobbarcarsi la costruzione della pista. Una figuraccia per chi, da Simico alla Regione Veneto passando per il governo, per anni aveva ciecamente sostenuto il progetto.

Il masterplan iniziale di Milano-Cortina prevedeva a il rifacimento della pista Eugenio Monti. Ben presto però si è capito che una semplice ristrutturazione non era possibile: di fatto bisognava demolire il vecchio tracciato – l’unica cosa che finora era stata portata a termine – per poi costruirne uno nuovo. Inizialmente si parlava perfino di una spesa di poco superiore ai 40 milioni di euro. Il conto si è ingrossato man mano che si accumulavano i ritardi rispetto al piano iniziale, fino ad arrivare a una cifra complessiva di circa 124 milioni. Fin da aprile 2021, ilfattoquotidiano.it ha iniziato a sollevare le prime perplessità su un’opera che avrebbe distrutto ettari di bosco e lasciato in eredità un impianto costoso, con il grosso rischio di ripetere lo spreco commesso a Cesana per le Olimpiadi invernali di Torino 2006.

In questi giorni, quando è diventato improvvisamente chiaro a tutti che costruire il bob a Cortina sarebbe stata un’impresa impossibile, è rispuntata fuori proprio l’ipotesi di ripescare la pista di Cesana. Ma allo stesso tempo sono emerse nuovamente tutte le criticità dell’impianto piemontese, diventato un rudere. Tra i principali motivi dell’insuccesso, il posizionamento della pista esposta direttamente al sole. A metterci definitivamente una pietra sopra ci ha pensato il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ammettendo che anche per rimettere in vita Cesana sarebbero servite troppe risorse economiche.

L’unica conclusione è spostare le gare di bob in Austria o in Svizzera. Una vittoria per l’ambiente e le casse dello Stato, perché la pista di Cortina poteva diventare l’ennesima cattedrale nel deserto. Una figuraccia per l’Italia e per le Olimpiadi 2026, costrette a traslocare all’estero. Adesso restano due opzioni: la pista di St. Moritz o quella di Innsbruck. L’ipotesi austriaca è stata a lungo ignorata: Luigivalerio Sant’Andrea, amministratore delegato di Infrastrutture Milano-Cortina 2026, aveva detto a gennaio di quest’anno che erano state valutate le alternative esistenti vicino al confine italiano, senza trovarne. A dicembre 2022 Andrea Varnier è diventato amministratore delegato di Fondazione Milano-Cortina (l’ente che si occupa dell’organizzazione dei Giochi, non delle opere) e qualche mese dopo, come rivelato da ilfattoquotidiano.it, ha scritto a Innsbruck per avere informazioni sulla ristrutturazione della pista austriaca. “Quando ho preso in mano i dossier delle venues ho ricevuto i dati di Simico, secondo cui la pista austriaca non era pronta”, ha raccontato lo stesso Varnier a ilfattoquotidiano.it in un’intervista dello scorso maggio. Per poi aggiungere: “Noi abbiamo un piano B per tutto. C’è un evento globale e dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza”. Ora quel piano B, che porti a Innsbruck o in Svizzera, è l’unica strada rimasta.

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