C’è un futuro per la disciplina del bob? La medaglia d’oro olimpica a Sapporo nel 1972, il tedesco Peter Utzschneider, 77 anni, che allora vinse in coppia con Wolfgang Zimmerer, si trova ad un passo dalla curva Bandion del vecchio impianto di Cortina, ormai demolito quasi completamente, dove dovrebbe sorgere la nuova pista della discordia. Proprio lì, sulla “Eugenio Monti”, nel 1970 divenne anche campione europeo. Alla domanda, risponde senza tentennamenti: “No, non vedo nessun futuro per il bob”. Perché? “È uno sport troppo costoso”. Lapidario, fotografa la situazione di Cortina dove l’opera da 124 milioni di euro non trova ancora un costruttore e ha gettato nel panico i vertici di Simico, la società Infrastrutture Milano Cortina 2026. La pista ha invece incontrato la protesta di almeno un migliaio di persone, che si sono radunate a poche decine di metri di distanza. Utzschneider poi aggiunge. “Spendono tutti quei soldi, ma potrebbero fare una pista meno grande, con meno di metà del costo, 50 milioni di euro”. E così formalizza anche i sospetti che aleggiano attorno all’affare delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Alle promesse di realizzare un piano al risparmio, compatibile con l’ambiente ed economicamente sostenibile, si è risposto con progetti per 3 miliardi 600 milioni di euro, solo un decimo dei quali dedicati agli impianti di gara.

La protesta ha preso corpo in una domenica di sole sfacciato ai piedi delle Tofane. In piazza Dibona si sono riuniti cittadini, rappresentanti di associazioni, ambientalisti e qualche politico. Li ha chiamati a raccolta Cortina Bene Comune, che ha in Roberta De Zanna l’unica rappresentante anti-pista del consiglio comunale. La risposta è stata massiccia. La piazza è piena, le forze dell’ordine osservano con discrezione una manifestazione pacifica. Comincia con alcuni interventi programmati dal palco. De Zanna riassume tutte le perplessità: costi eccessivi, distruzione del bosco, mancato coinvolgimento della popolazione, struttura per uno sport elitario, esibizione di potere da parte dei Signori dei Giochi. Marina Menardi, del Comitato Civico per Cortina, ricorda che se anche verrà costruita, la pista produrrà un deficit di gestione di due milioni di euro nei primi cinque anni. “Ma le previsioni di guadagni successivi non ci convincono, di certo c’è solo che il costo annuo di gestione sarà di un milione e mezzo all’anno, senza calcolare gli ammortamenti”. Un colabrodo che finirà a carico del Comune di Cortina.

Altri interventi hanno spiegato che a poco più di due anni dall’inizio dei Giochi (6 febbraio 2026) non c’è più tempo per concludere i lavori (previsti 807 giorni). Se anche aprissero i cantieri in ottobre (impresa impossibile perché l’appalto non è ancora stato assegnato) ben che vada si arriva a dicembre 2024 per ultimare la pista con l’impianto di refrigerazione. Ma i collaudi inizieranno a metà novembre 2024, per concludersi a inizio 2025 con l’omologazione. Il completamento totale inoltre non deve superare metà novembre 2025, ma in base al cronoprogramma si rischia di arrivare a gennaio 2026. Troppo tardi, a meno che l’eventuale impresa che accettasse di imbarcarsi nell’avventura non raddoppiasse turni e forza lavoro. Ma allora i costi crescerebbero ancora.

Cristina Guarda, di Europa Verde, ha illustrato l’alternativa di far disputare le gare a Innsbruck, dove la pista esistente deve solo essere ritoccata in alcuni punti, con un costo per l’Italia di 12 milioni e mezzo, solo un decimo di quanto si spenderà a Cortina. Contro questa ipotesi è schierato non solo il presidente del Veneto, Luca Zaia, grande sponsor della nuova “Eugenio Monti”, ma anche Giovanni Malagò, presidente del Coni, per questioni di orgoglio nazionale. Solo il fallimento delle trattative con le imprese potrebbe convincerli, per non compromettere i Giochi, a un’onorevole uscita di sicurezza, chiedendo aiuto agli austriaci.

I manifestanti hanno poi raggiunto l’anfiteatro del parco-giochi che sarà spazzato via dai cantieri. Lì è stata una polifonia di interventi da parte di movimenti più diversi. Giovanna Ceiner di Italia Nostra: “La pista sarà il mausoleo della prepotenza politica. Zaia, ragionaci sopra”. Michele Argento, di “Ci sarà un bel clima”: “Vogliamo un’opera che fotografi i mali della società esistente, o vogliamo aprire una finestra su un futuro diverso, non costruendo la pista?”. Andrea Zanoni, consigliere veneto dem: “E’ un’opera fuori dal tempo”. Francesco, del gruppo “No Inceneritore Spilimbergo”: “La devastazione ambientale che vogliono imporci è frutto di uno sviluppo dettato dalle logiche del capitalismo”. Anna Ghedina di “Venice Climate Camp”: “Metteremo i nostri corpi per salvare questa montagna e i suoi alberi, che vogliono distruggere in nome del profitto”. Dall’Alto Adige hanno ricordato che il governatore Arno Kompatscher aveva annunciato che per il biathlon ad Anterselva non si sarebbe speso nulla: “Adesso hanno stanziato 52 milioni per rifare l’impianto”. Luca Trava di Off Topic Lab, un collettivo milanese: “Questa Olimpiade l’hanno voluta il sindaco Giuseppe Sala che ha fatto di Milano un ‘eventificio’, Giovanni Malagò, Luca Zaia e il governatore lombardo Attilio Fontana. Un piano di lavori di questa portata ha rotto la ‘pace olimpica’ che si celebrava in Grecia ai tempi di Atene. Da qui al 2026 questa diventerà invece la terra di una lotta olimpica”.

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