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Attacchi degli hacker russi di Killnet contro siti governativi e di informazione in Israele: “Sostiene il regime terroristico di Kiev”

Attacchi degli hacker russi di Killnet contro siti governativi e di informazione in Israele: “Sostiene il regime terroristico di Kiev”
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Non solo attacchi via terra, via aria e via mare: in queste ore Israele sta subendo un’offensiva anche nel mondo informatico. Presi di mira alcuni siti governativi e di informazione: ad esempio, il 9 ottobre il giornale The Jerusalem Post ha denunciato cyberattacchi in corso dalla mattina precedente, mentre la sera dell’8 ottobre il sito israeliano del governo era diventato irraggiungibile. Responsabile il gruppo di hacker russi Killnet, che ha presto rivendicato le azioni. “Governo di Israele, sei responsabile di questo spargimento di sangue”, si legge sul canale Telegram We are Killnet. “Nel 2022 hai sostenuto il regime terroristico dell’Ucraina e hai tradito la Russia. Tutti i sistemi governativi di Israele saranno soggetti ai nostri attacchi”.

Come ha precisato in un altro messaggio, Killnet afferma di essere solo contro il governo di Tel Aviv, non contro i cittadini israeliani. “Le atrocità che Hamas e Israele commettono contro i civili sono terribili. Non colpiremo le infrastrutture critiche di nessuna delle due parti, il nostro obiettivo è il governo pro-Nato di Israele”. Tale attacco, insomma, si iscrive nel solco di altre azioni compiute dal gruppo dall’inizio della cosiddetta ‘operazione militare speciale’ in Ucraina, azioni contro le infrastrutture ucraine e i siti di paesi e istituzioni del mondo occidentale. Ad esempio, il 12 febbraio 2023 diversi siti web della Nato erano stati colpiti da cyberattacchi rivendicati dal gruppo russo. E ancora, il 23 novembre 2022 un attacco di Killnet aveva messo fuori uso il sito del Parlamento europeo, proprio nel giorno in cui era stata approvata la risoluzione che condannava la Russia come “terrorista”. Non è infatti un mistero la vicinanza del collettivo russo alle posizioni del governo di Mosca. C’è dunque chi ha pensato a una possibile regia del Cremlino dietro i cyberattacchi in Israele, ma al momento si tratta solo di ipotesi.

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