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Frank Gramuglia: “Il lavoro è un posto dove chi si impegna non viene premiato. Ero un manager infelice, ora guadagno più di quando lavoravo”

Frank Gramuglia, star del web con le sue parodie del mondo del lavoro, si racconta in un'intervista al Corriere della Sera

di F. Q.

“Finito lo smart working, ora stai un’ora nel traffico per andare in ufficio a fare call con colleghi nella stanza accanto. Come si fa a prendere sul serio i nostri datori di lavoro?“. E’ questa una delle tante provocazioni che Frank Gramuglia, star del web, lancia dalle pagine del Corriere della Sera. In una lunga intervista, il comico 36enne divenuto una star sui social con le sue gag a tema “vita da ufficio”, si racconta a cuore aperto, parlando di come abbia fatto della sua esperienza personale nel rapporto con colleghi, clienti e datore di lavoro la fonte di sketch e parodie che gli hanno consegnato le chiavi del successo.

Le peggiori situazioni sono due: non avere un lavoro, e avere un lavoro. Quando dicono “siamo una famiglia” significa che avrai le colpe di tutto e i meriti di niente. “Flessibilità oraria”: vuol dire “24 ore al giorno per sette giorni a settimana”. “Capacità di lavorare sotto pressione”: sono sottostaffati”, spiega con la consueta ironia Gramuglia riferendosi a quella condizione lavorativa non incentivante che lui stesso si è trovato a vivere prima di intraprendere la strada della content creation. “A me lavorare piace – sottolinea -. Da receptionist diventai addetto alle prenotazioni, poi capo ricevimento, alla fine ero direttore di un hotel a Rho. Lì però mi impegnavo, ma un attrito con un superiore si era trasformato in una persecuzione, mi mandavano lettere di richiamo, mi trasferivano spesso… È la strategia che le aziende fanno quando vogliono che tu te ne vada”. E alla fine se ne andò davvero: “Quando è arrivato il Covid mi sono messo a fare i video su TikTok e su Instagram, e presto hanno ingranato e mi sono accorto che facevo ridere tanti”.

Ora Frank può dire di fare ciò che gli piace, ma soprattutto di non avere vincoli lavorativi e la libertà di organizzandosi autonomamente. Ciò per conseguenza di “un attrito con un superiore si era trasformato in una persecuzione“, dice al Corriere. Incubo che Frank ha superato, rilanciandosi, scommettendo sul mondo dei social network: “Ero un manager, ma infelice: ora grazie ai social guadagno incredibilmente più di quando lavoravo“. E a beneficiarne è stata anche la sua vita privata: “Quando lavoravo ero infelice e usavo il sesso forse come compensazione della grande alienazione e frustrazione che sentivo. Ora ho trovato un mio posto nel mondo, e soprattutto ho trovato l’amore e quindi non mi sento più così”, spiega ancora Gramuglia che ora convive con la compagna – Elisa Demichele – conosciuta su Tinder. ” Io l’ho scelta perché mi piacevano le sue foto. In uno scambio di messaggi mi ha chiesto: ma non è che vuoi solo portarmi a letto? Allora le ho detto: ma allora oltre che bella sei anche intelligente. Tinder ha dei buoni algoritmi: ci ha matchato alla perfezione”.

E ancora: “Io da manager ho visto una cosa molto simile a quella che ho visto da impiegato: e cioè che le persone lavorano se trattate bene, pagate adeguatamente e spronate“, aggiunge il 36enne. E’ proprio su quest’ultima affermazione che la comicità di Frank punta il dito, ironizzando su dinamiche che moltissimi lavoratori vivono quotidianamente. La voce di Frank tuona, poiché rappresenta ciò che molti vorrebbero dire, ma che, per motivi differenti, spesso non riescono a fare: “Ci siamo accorti in questi anni che se muori, all’azienda, cosa gliene frega? In sintesi – conclude – il lavoro è un posto dove chi si impegna non viene premiato“. Viene allora a galla il concetto dei “vinti” della società di malavogliana memoria, di coloro che sono trascinati dal corso degli eventi, senza apparente svolta. Ecco perché succede che un dipendente modello come Gramuglia, dopo dieci anni passati a tentare di far carriera nell’hotellerie da portiere di notte a direttore di albergo, si licenzi e scriva un libro dal titolo programmatico: “Lavorate voi”.

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