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Cosa aspettano Pd e M5S a convergere sulla candidatura di Marco Cappato?

Cosa aspettano Pd e M5S a convergere sulla candidatura di Marco Cappato?
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Ma cosa aspettano Pd e M5S a convergere sulla candidatura di Marco Cappato? Mentre a Monza si va verso le suppletive indette per assegnare il seggio in Senato rimasto vacante dopo la morte di Silvio Berlusconi, l’indecisione di Elly Schlein e Giuseppe Conte è di ora in ora meno spiegabile.

Eppure l’occasione sarebbe più che propizia per riaprire il cantiere di quel “campo largo” che sappiamo essere obiettivo di entrambi. Cappato ha già ottenuto l’appoggio di Calenda, +Europa e dell’alleanza rossoverde guidata da Fratoianni e Bonelli: una sorta di miracolo laico, di questi tempi. Quantomeno, per Pde M5S, è un assist da mettere in rete a porta vuota, eppure le due principali forze progressiste continuano a nicchiare. Perché?

Certamente l’autocandidatura del tesoriere della Associazione Luca Coscioni non ha fatto piacere ai cultori delle liturgie partitiche, scavalcati in un percorso dove peraltro sono ancora fermi ai blocchi di partenza. Gli apparati sono per loro natura refrattari di fronte a individualità forti e carismatiche, quale Cappato indubbiamente è per via delle meritorie battaglie civiche che ha coraggiosamente condotto in solitaria. Temi che certamente non lasciano il pelo alle componenti cattoliche, ma che hanno un larghissimo seguito nel Paese.

La freddezza del centrosinistra si era colta anche dall’assenza di solidarietà in occasione di due bocciature molto significative sul piano democratico: quella del referendum sull’eutanasia e poi quella della raccolta firme online per la candidatura alle ultime politiche. Dovrebbe contare molto di più questo che lo stucchevole “Cappato non è di sinistra” che viene sussurrato in camera caritatis. Un’obiezione fallace, sia perché le alleanze si fanno con chi è complementare – non allo specchio – sia perché trascura che Cappato è già stato alleato leale del centrosinistra nella vicina Milano, prima con Pisapia e poi con Sala.

Più solido è l’argomento di chi vede Galliani nettamente favorito nella successione a Berlusconi, ma sono proprio queste le situazioni nelle quali l’entusiastica disponibilità dei (potenziali) compagni di coalizione andrebbe incoraggiata. Poi, uscendo dai tatticismi politici, ci sarebbe un tema simbolico evidentissimo in una candidatura che rappresenterebbe una discontinuità assoluta, che oltretutto sarebbe il mestiere dell’opposizione.

Per quanto difficile sia l’impresa, le istanze civiche rappresentate da Cappato meriterebbero di essere rappresentate in Parlamento. E questo anche al di là della solita dicotomia destra/sinistra, perché nulla quanto i temi etici (come appunto il fine vita) può muovere voti anche al di fuori dei tradizionali perimetri partitici. Meriterebbe, quantomeno, di giocarsi la partita, invece che essere nuovamente bloccato da alchimie di Palazzo, lontanissime dalla vita reale delle persone.

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