Come da qualche decennio a questa parte ci spiegano i pedagoghi, rappresentare le specie selvatiche, anche le più ferine, alla stregua di simpatici pupazzetti è un errore da evitare. Certo, è un modo facile per attrarre la curiosità del bambino, ma in lui si sedimenterà un’immagine sfalsata della realtà, difficile poi da mutare. Si chiama “disnelizzazione” della natura: così dicono gli educatori dell’infanzia.

Esagerano? Troppo rigidi? Beh, a vietare al bambino orsetti di peluche e cartoni animali si andrebbe oltre misura; ben diverso, però, è se un parco utilizza questo immaginario per spiegare il mondo selvatico, magari stringendo un accordo di co-marketing con la famosa azienda “produttrice dei pelouche più amati al mondo”.

Il Parco Nazionale dello Stelvio Lombardia e Trudi per «un evento dedicato ai bambini “di tutte le età”», così si legge nel sito. «Ad accogliere i piccoli visitatori ci saranno proprio tutti gli animali del parco: quelli che vivono tra le rocce impervie, sugli alberi e nei boschi e anche quelli che passano quasi tutto il loro tempo volando e godendosi il panorama dall’alto del cielo». Se poi ci aggiungi che sponsor dell’operazione è nientemeno che la super inquinante Levissima (migliaia di suoi tir hanno percorso per anni la Valtellina con carichi d’acqua “plastificata”), allora capisci l’odierna linea dello storico parco fondato nel 1935. Altroché impegno per la «promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica» come detta la Legge quadro sulle aree protette.

Ma lo Stelvio Lombardo non inciampa solo su errori di tipo immateriale. In parallelo sembra ci stia dando dentro con gravi inadempienze di tutela materiale. Su ai 2600 metri del Passo Gavia, all’interno dell’area protetta, si trova l’occhio spalancato del Lago Bianco che è un gioiello di per sé, ma lo diventa ancora di più se si è consci che è un relitto dell’Era glaciale, rarissimo esempio di tundra artica delle Alpi. Ebbene, da quindici anni giace al suo fianco la presenza minacciosa di una catasta di tubi in Pvc, destinati un giorno ad alimentare i cannoni della ski area di Santa Caterina Valfurva.

Quel giorno pare sia arrivato, come ci dicono le ruspe che si sono messe al lavoro per interrare i tubi di prelievo. Quelli del Parco, nonostante le numerose richieste di spiegazione, non danno risposta. Saranno impegnati a escogitare qualche altra trovata di co-branding. Tra peluche Trudi e le captazioni del Lago Bianco, saranno impegnati a capire, senza riuscirci, la differenza tra l’area che hanno in gestione e Gardaland.

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