Il 25 febbraio scorso, Matteo Falcinelli, studente 25enne di Spoleto e iscritto a un Master alla Florida International University, è stato arrestato in circostanze controverse dalla polizia di North Miami Beach in un locale che, pur essendo pubblicizzato come un comune bar, si è rivelato essere un club di spogliarelliste. Secondo il racconto dei suoi avvocati, riportato dal Quotidiano Nazionale, Falcinelli è entrato nel locale pensando fosse un bar tradizionale. Qui gli è stata offerta la compagnia di una donna a 500 dollari per mezz’ora. Non è chiaro se Falcinelli abbia rifiutato di pagare o richiesto indietro la somma, ma dopo aver consumato un drink si è accorto della mancanza dei suoi due cellulari. Nonostante l’aiuto di un buttafuori, la situazione è degenerata e, al termine della discussione, Falcinelli è stato accolto dalla polizia all’uscita del locale. La polizia di Miami ha avviato un’indagine interna dopo la diffusione dei video che mostrano la violenza dell’arresto subito. In altre immagini si vede che lo studente, che appare confuso, non tocca mai i poliziotti, tranne quando sfiora un badge.
La dinamica – Il giovane, convinto di essere nel giusto, non si è mostrato collaborativo con gli agenti che tentavano di identificarlo. Secondo testimoni, ha anche chiesto uno degli agenti il suo numero di matricola, gridando: “Non ho diritti?“. Questo ha portato al suo arresto: Falcinelli è stato immobilizzato a terra, ammanettato, con un ginocchio sulla nuca. Le immagini rilasciate dalle bodycam degli agenti mostrano i momenti successivi all’arresto, quando Falcinelli è stato portato in una stanzetta della stazione di polizia. Qui, scalzo e palesemente inoffensivo, è stato nuovamente legato e lasciato a terra per 13 minuti, mostrando evidenti difficoltà respiratorie mentre implorava: “Please, please, please”. Nel dettaglio, gli agenti gli hanno legato i piedi alle manette con una cinghia, sottoponendolo a quello che in gergo tecnico viene definito “Hogtie restraint”. Solo dopo ore, i suoi coinquilini sono riusciti a localizzarlo e a raccogliere i 4000 dollari necessari per la sua cauzione. Il 12 aprile, Falcinelli ha accettato di ammettere le proprie responsabilità per accedere a un programma rieducativo che ha portato alla caduta delle accuse di resistenza.
La famiglia di Falcinelli, dopo aver taciuto per paura di ritorsioni, è ora determinata a combattere per far luce sulla vicenda. Dopo l’arresto, Falcinelli è stato ricoverato per cinque giorni in un ospedale psichiatrico, ferito e traumatizzato, avendo tentato il suicidio più volte. “Quello che ha subito mio figlio non dovrà succedere mai più, tantomeno a un ragazzo di 25 anni, studente all’estero”, ha detto la madre del giovane, Vlasta Studenicova, in un’intervista al Quotidiano Nazionale. “A Matteo, solare e pieno di vita, hanno tolto il sorriso e distrutto i sogni portandolo addirittura a tentare di togliersi la vita. È stato torturato: basta guardare i video per capire”.
La dichiarazione della madre – Poi aggiunge: “Sta molto male. Gli hanno distrutto la vita. È seguito da psicologi e psichiatri. Inizialmente è stato ricoverato a causa delle gravi ferite, poi trasferito in un ospedale psichiatrico perché a rischio suicidio. Ancora adesso la notte sogna l’arrivo della polizia che lo tortura e si sveglia urlando”. Adesso si trovano a Miami, nel campus. “Matteo evita di uscire – racconta – ha il terrore che possa succedere ancora”. La madre del ragazzo dice di avere “tanta” paura. Ma non avrò pace – assicura – finché non avremo giustizia, per questo ho bisogno dell’aiuto di tutti per portare avanti questa battaglia per i diritti umani e per condannare la tortura ad un essere umano”. “Sopravvivendo alla tortura che ho subito ho vinto la partita più importante. Forse la mia esperienza di calciatore mi ha aiutato psicologicamente, altrimenti non so se ce l’avrei fatta” ha detto il giovane alla madre
“George Floyd” – “Ha temuto di essere ucciso e di morire. Gli hanno messo un ginocchio sul collo impedendogli di respirare come nel triste caso di George Floyd – prosegue la donna – quando già era in una condizione completamente sottomessa. Matteo voleva andare a riprendere i suoi due telefoni rimasti in un bar e li chiedeva agli agenti, ma gli agenti invece che assisterlo lo invitavano ad andare via. Nessuno degli agenti è andato nel bar per vedere se c’erano i telefoni. Poi Matteo ha chiesto loro perché non facessero il proprio lavoro al servizio dei cittadini, e per quale dipartimento lavorassero. In quel momento, involontariamente, con un dito ha toccato il badge di uno degli agenti e a quel punto è partita l’aggressione e l’arresto“. “Quando il poliziotto si è alzato da lui, e Matteo era in una condizione di quasi incoscienza, è arrivata la guardia di sicurezza del bar per portare i telefoni di Matteo, come prova che Matteo aveva ragione sul fatto che quei telefoni erano dentro il bar e aveva diritto di chiederli”.
La Farnesina – Dall’inizio della vicenda Il consolato generale d’Italia a Miami sta seguendo il caso: il console generale a Miami, afferma una nota della Farnesina, ha sottolineato con le autorità locali l’inaccettabilità dei trattamenti che il giovane ha subito. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha già fatto sollecitare la massima attenzione al caso dell’ambasciatore Usa in Italia Jack Markell, ricordando che il Governo italiano segue doverosamente ogni caso di detenzione di cittadini italiani all’estero.
La famiglia del giovane ora sta valutando come procedere in riferimento ad eventuali denunce sull’accaduto, che non ha ancora presentato come riferisce all’Ansa il legale che la assiste, l’avvocato Francesco Maresca. “Stiamo sollecitando la Procura di Roma – ha spiegato il legale – che può intervenire nei fatti che riguardano i cittadini italiani all’estero”. La Procura potrebbe aprire un fascicolo, per richiedere ai colleghi statunitensi informazioni sull’accaduto e per sollecitare gli stessi a procedere in modo diretto nei confronti dei poliziotti.