In Italia come nel resto del mondo c’è allarme per l’aumento degli episodi di antisemitismo, che confermano la persistente diffusione di odiosi pregiudizi e ostilità contro gli ebrei. Nel nostro Paese aumentano, però, con minore intensità di quanto era successo negli ultimi mesi dell’anno scorso, subito dopo il sanguinoso pogrom di Hamas e l’inizio della guerra israeliana che sta ancora martoriando la Striscia di Gaza. L’ultimo aggiornamento dell’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del ministero dell’Interno, dà conto di 345 segnalazioni di episodi qualificati come atti e discorsi di odio contro gli ebrei dal 7 ottobre 2023 al 1° maggio scorso. Sono più del quadruplo degli 82 riferiti dall’organismo del Viminale per lo stesso stesso periodo del 2022/2023.

La tendenza è mondiale. L’Anti Defamation League (Adl), la più antica organizzazione internazionale di difesa degli ebrei fondata nel 1913 negli Stati Uniti, ha diffuso il suo rapporto annuale che si ferma all’anno scorso e registra una forte crescita degli “incidenti antisemiti” nei Paesi che hanno consistenti comunità ebraiche. I numeri più inquietanti riguardano la Francia (oltre 1.600 casi nel 2023, il quadruplo dell’anno precedente e con ripetuti assalti fisici) e gli Usa, in particolare nei campus universitari. Poi Regno Unito, Australia, Brasile, Messico, Sudafrica ma anche l’Italia, dove si è passati dai 241 episodi del 2022 ai 454 nel 2023. Sono numeri sensibilmente superiori a quelli dell’Oscad, forniti dal Centro di documentazione ebraica (Cedec) di Milano. È “la peggiore ondata dalla fine della Seconda guerra mondiale”, scrive l’Adl, osservando che “la guerra a Gaza ha contribuito a diffondere un incendio che era già fuori controllo”, cioè che la tendenza c’era già prima del 7 ottobre. Per l’Italia lo dice anche l’Oscad, ma nei primi nove mesi del 2023 l’aumento era stato più contenuto, nell’ordine del 30% (105 segnalazioni contro le 81 del 2022).

Le segnalazioni raccolte negli ultimi sette mesi dall’Osservatorio del Viminale comprendono gli atti vandalici tra cui le scritte sui muri (122), gli hate speech (discorsi di odio) online o durante cortei e manifestazioni (164), le minacce (22), i danneggiamenti (11) e gli episodi di minimizzazione della Shoah e istigazione all’odio (6). A quanto pare, per fortuna, l’unico deplorevole caso violenza fisica, segnalato dal Cedec, è l’aggressione a un alunno ebreo in una scuola. Sono comunque 28, contro 17 nel periodo di raffronto, i fatti qualificati dall’Oscad come hate crime e quindi, almeno in ipotesi, penalmente rilevanti. Ovviamente non conosciamo i dettagli, né i fatti sono stati oggetto di verifiche: l’Osservatorio come per altre forme di discriminazione, si limita a raccogliere le segnalazioni di Polizia e Carabinieri, associazioni e privati, che risentono anche di un clima comprensibilmente molto teso nelle Comunità ebraiche. Solo 15 casi su 345 provengono dallo Sdi, il Sistema d’indagine delle forze dell’ordine, nel quale è stata inserita una nuova funzionalità per registrare il possibile movente di odio religioso. Come distribuzione geografica abbiamo 47 casi a Roma, 34 a Milano, 16 a Firenze e solo 20 in tutto il Sud e le Isole, Napoli (7) compresa.

Non sono numeri da prendere per oro colato, ma piuttosto come indicatori di tendenza. Si mescolano fatti gravi e meno gravi e sui cosiddetti hate speech il problema è ancora più complesso, tanto più che parliamo di segnalazioni che dipendono dalla sensibilità di chi le fa. Non sempre è così netto il confine tra il discorso discriminatorio vero e proprio e una critica magari molto dura, ma non razzista, del governo israeliano e delle sue politiche. Peraltro, nell’ottobre 2023 abbiamo visto anche un ex ambasciatore israeliano, Dror Eydar, dire in tv che “l’obiettivo è distruggere Gaza”: la guerra condotta da Israele da allora ha fatto quasi 35 mila morti ed è oggetto addirittura di un processo per genocidio davanti alla Corte dell’Aja. Ad ogni modo, l’aumento di queste segnalazioni richiede attenzione, al di là dell’uso strumentale che se ne può fare per contrastare le manifestazioni a favore dei palestinesi. Subito dopo il 7 ottobre, peraltro, l’impennata era stata davvero molto inquietante: all’Oscad risultavano ben 216 segnalazioni di atti e discorsi antisemiti in meno di tre mesi, contro 17 nello stesso periodo alla fine del 2022. Si erano moltiplicate per undici. E venti episodi, denunciati secondo l’Oscad da studenti israeliani, riguardavano le nostre università.

A fine gennaio la Commissione parlamentare per il contrasto all’intolleranza, al razzismo e all’antisemitismo, presieduta dalla senatrice Liliana Segre, aveva sentito il capo della polizia, Vittorio Pisani, che aveva confermato l’allarme e sottolineato la necessità di “un intervento culturale diffuso per sensibilizzare sull’antisemitismo”, escludendo però la necessità di rafforzare gli strumenti normativi per la repressione dei fenomeni più gravi. Scorporando i dati Oscad, dal 1° gennaio al 1° maggio 2024 l’aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è più contenuto rispetto alla fine del 2023: 129 contro 65, che è pur sempre un raddoppio (+98 per cento).

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