La premier Giorgia Meloni conferma l’apertura al confronto ma alla fine sarà tutto rimandato a fine settembre. Salvo sorprese in extremis, la partita sul salario minimo si giocherà in autunno. La proposta di legge presentata dalle opposizioni, che prevede un minimo di 9 euro lordi all’ora, andrà direttamente all’esame dell’Aula di Montecitorio giovedì senza mandato al relatore. In commissione Lavoro alla Camera il presidente Valter Rizzetto (FdI) ha infatti proposto di non votare gli emendamenti presentati, compresa la proposta interamente soppressiva del centrodestra. “Si va in Aula con il testo base dell’opposizione”, sottolinea il dem Arturo Scotto. “E’ una nostra vittoria, la destra ci insegue”. Per FdI al contrario “passa la linea Meloni” perché “tutte le forze politiche hanno convenuto che con maggiore tempo si possa arrivare a una proposta frutto del confronto auspicato dal presidente del Consiglio”.

In Aula il centrodestra proporrà una questione sospensiva – sulla falsariga di quella avanzata per il Mes – per rinviare di due mesi la discussione sul provvedimento. Da qui a fine settembre si dovrebbe aprire un dialogo tra maggioranza e opposizioni. Questo è almeno l’auspicio della presidente del Consiglio, che però tenta evidentemente di spaccare il fronte degli avversari elogiando Carlo Calenda, rappresentante di una “opposizione che si pone in modo molto responsabile, garbato, serio”.

“Faccio fatica a capire come si possa definire ‘slogan’ la condizione materiale di 3,5 milioni di lavoratori e lavoratrici che sono poveri anche se lavorano”, ha attaccato la segretaria Pd Elly Schlein, e “ribadiamo di essere disponibili al confronto, ma servono atti concreti, non dichiarazioni”. Serve un “confronto su questo testo, in questa finestra”. Non distante la linea del leader M5S, Giuseppe Conte: “Giorgia Meloni oggi ha dichiarato che il salario minimo ‘funziona molto bene come slogan’. Noi ricordiamo i suoi di slogan. Il salario minimo legale è una cosa seria, riguarda quasi 4 milioni di lavoratori. Basta rinvii e prese in giro. Salario minimo subito!”, scrive sui social, dove pubblica un video in cui passa in rassegna le proposte e “gli slogan” proposti in passato dalla presidente del Consiglio.

Insomma il dialogo non nasce con le migliori premesse. E anche all’interno del centrodestra si nota agitazione. Forza Italia ha presentato infatti una proposta di legge alla Camera che prevede di “applicare alle attività lavorative non coperte da un contratto collettivo nazionale (circa il 5% dei lavoratori italiani) il salario previsto dal contratto collettivo nazionale leader per il settore di riferimento” e “la detassazione della tredicesima, del lavoro straordinario e di quello notturno” per “i lavoratori dipendenti con reddito non superiore a 25mila euro”. Una fuga in avanti che – a quanto riferiscono fonti parlamentari di maggioranza – non viene ben accolta dagli alleati, al di là delle dichiarazioni di rito. Che l’iniziativa di FI non fosse condivisa con i partner della coalizione lo conferma lo stesso vicepremier Tajani: “C’è un dibattito aperto, la nostra proposta è sottoposta all’attenzione dei nostri alleati e poi di tutti quanti. Vogliamo dare un contributo costruttivo perché c’è una visione simile nel centrodestra ma era importante metterla subito nero su bianco”.

Il dibattito è arrivato anche in Senato, con la mozione presentata dal M5S che impegna il governo a introdurre il salario minimo a 9 euro lordi l’ora. Il centrodestra la boccia in aula, ma approva invece un ordine del giorno che chiede di individuare “gli strumenti più idonei” anche al di là della soluzione del salario minimo ed “evitare qualsiasi forma di intervento che spinga al ribasso i salari medio bassi”.

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