Quella sull’abuso d’ufficio “è una norma che può essere tranquillamente cancellata, io voterò a favore della riforma Nordio”. Il senatore Matteo Renzi è uno dei maggiori sponsor del disegno di legge presentato dal Guardasigilli, tanto da essersi fatto spostare in Commissione Giustizia per “seguirne personalmente” l’iter. E ne approva, naturalmente, il contenuto più importante: l’abrogazione tout court dell’articolo 323 del codice penale, che punisce il pubblico ufficiale che ingiustamente danneggia o avvantaggia qualcuno violando la legge. Eppure, cancellare quella fattispecie vorrebbe dire rendere impuniti abusi di potere anche gravissimi da parte dei funzionari pubblici, magistrati compresi: un esempio (vero) è quello del pubblico ministero che per vendetta chiede il rinvio a giudizio dell’ex della propria compagna, in assenza dei presupposti. Il primo a rendersi conto di questo rischio, peraltro, dovrebbe essere proprio Renzi. Nell’ambito della sua campagna mediatica contro la Procura di Firenze, infatti, il leader di Italia viva ha denunciato più volte ai pm di Genova (competenti per territorio sui colleghi toscani) il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto Antonino Nastasi, che lo accusano di finanziamento illecito ai partiti per il caso Open. Gli esposti finora sono stati tutti archiviati, ma col senno del poi colpisce una circostanza: il reato per cui l’ex premier avrebbe voluto far condannare le toghe fiorentine, colpevoli a suo dire di perseguitarlo per via giudiziaria, era proprio… l’abuso d’ufficio, che adesso invece vuole abolire insieme a Nordio.

Il primo esposto risale al febbraio 2022. In contemporanea con la richiesta di rinvio a giudizio, Renzi denuncia i pm per aver sequestrato sue chat e mail su dispositivi di terzi senza chiedere l’autorizzazione del Senato, violando (secondo lui) l’articolo 68 della Costituzione, allo scopo di arrecare un ingiusto danno alla sua “immagine pubblica e reputazione professionale di senatore della Repubblica italiana”. Ma gli inquirenti di Genova non sono d’accordo e chiedono l’archiviazione dopo appena due settimane: l’ipotesi di abuso d’ufficio, scrivono, non è fondata “sia sotto il profilo materiale“, cioè quello della presunta violazione di legge, “sia, e a maggior ragione, sotto quello psicologico“: perché si configuri il reato, infatti, sarebbe necessario provare il dolo di Turco e Nastasi, cioè il fine specifico di danneggiare la “reputazione professionale” del capo di Iv. E di questa intenzione evidentemente non c’è alcuna prova. A fine maggio, infatti, il procedimento è archiviato dal gip Claudio Siclari: dopo aver smontato gli argomenti portati dalla difesa di Renzi per sostenere l’illegittimità dei sequestri, l’ordinanza conclude che “in ogni caso, anche a voler accedere alla tesi” del senatore, “comunque dev’essere disposta l’archiviazione, (…) perché l’elemento materiale del delitto di abuso d’ufficio richiede che l’agente violi specifiche regole di condotta, espressamente previste dalla legge (…) e dalle quali non residuino margini di discrezionalità; margini che al contrario nel caso concreto residuerebbero”.

Immaginiamo però che Renzi avesse ragione, cioè che i pm fiorentini avessero violato una specifica disposizione di legge apposta per danneggiarlo. Se la riforma Nordio andrà in porto, una condotta del genere non costituirà più reato, a meno di non provare che sia stata compiuta dietro corrispettivo (in quel caso sarebbe corruzione). E al cittadino che la subisce non resterà nessuno strumento penale per difendersi. Lo stesso si può dire a proposito di un’altra denuncia per abuso d’ufficio presentata dall’ex premier contro i magistrati toscani, stavolta insieme al suo amico imprenditore Marco Carrai, coimputato nel processo Open: nell’esposto, datato 4 maggio 2022, si accusavano Turco e Nastasi di aver inviato al Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che ne aveva fatto richiesta) documenti sequestrati sui dispositivi di Carrai sui rapporti economici tra Renzi e il regime saudita di Mohammed bin Salman, nonostante la Cassazione, annullando i sequestri, avesse ordinato di distruggerli. Una condotta che ha “certamente rilievo sotto il profilo del reato di abuso di ufficio di cui all’art. 323 c.p.”, si leggeva nell’atto. Anche qui, la tesi è stata sconfessata dai magistrati liguri: il 2 dicembre il pm ha presentato richiesta d’archiviazione, accolta dal gip il 3 aprile per mancanza degli elementi costitutivi del reato di abuso d’ufficio”, in particolare del dolo, in quanto negli atti non c’era alcuna “prova di un “piano diabolico“” ordito dagli inquirenti fiorentini. Ma se invece quella prova ci fosse stata? Con la riforma Nordio il “piano diabolico” sarebbe rimasto impunito. Eppure per Renzi l’abuso d’ufficio “si può tranquillamente eliminare”. Forse dovrebbe spiegarlo ai suoi avvocati.

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