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Nikki Hiltz andrà ai Mondiali di atletica leggera: sarà la prima atleta transgender a rappresentare gli Stati Uniti

Nikki Hiltz andrà ai Mondiali di atletica leggera: sarà la prima atleta transgender a rappresentare gli Stati Uniti
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Per la prima volta nella storia, gli Stati Uniti d’America saranno rappresentati ai prossimi Mondiali di atletica leggera da un’atleta transgender. Si tratta di Nikki Hiltz che, grazie ad una grande vittoria nei 1500 dei Trials di Eugene (con un tempo di 4’03”10), è riuscita ad aggiudicarsi il titolo nazionale all’aperto dopo aver vinto quello al coperto questo inverno, e a guadagnarsi quindi un posto per la rassegna che si terrà a Budapest dal 19 al 27 agosto. Non è la prima volta che Hiltz partecipa a questa manifestazione, già nel 2019 aveva infatti preso parte ai Mondiali di Doha arrivando in finale e qualificandosi al dodicesimo posto. Quattro anni fa però, la 28enne californiana non aveva ancora parlato apertamente al pubblico del suo orientamento di genere.

Hiltz ha comunicato la sua identità non binaria tramite un post sui social network nel 2021: “Non mi identifico con il genere che mi è stato assegnato alla nascita: il termine che uso per descriverlo correttamente è non-binariə. E il miglior aggettivo che si può utilizzare per spiegarlo è fluid. Raccontarlo è difficile, ma sarò per sempre convintə che vulnerabilità e percettibilità siano essenziali per stimolare l’inclusione e veri cambiamenti sociali”, e da quel momento divenne a tutti gli effetti un’icona sportiva della comunità LGBTQ+.

Non solo il coming out, ma Hiltz si è impegnata molto in questi anni insieme alla compagna Emma Gee nella lotta per i diritti queer all’interno degli ambienti sportivi. Ha infatti dato vita al progetto Pride 5k – le registrazioni per l’edizione 2023, che si terrà il prossimo 7 ottobre, sono già aperte da tempo – ovvero una corsa nata inizialmente da remoto, con un contest a distanza viste le stringenti norme sanitarie, ma poi tornata in presenza a Flagstaff (Arizona). Pride 5k vuole anche essere una raccolta fondi in favore di “The Trevor Project”, organizzazione statunitense non a scopo di lucro, fondata nel 1998 con l’obiettivo di prevenire suicidi e fornire assistenza H24, sette giorni su sette, verso giovani della comunità LGBTQ+.

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