È stato arrestato Paolo Bellini, terrorista nero di Avanguardia nazionale condannato in primo grado all’ergastolo nell’aprile 2022 come uno degli esecutori materiali della strage alla stazione di Bologna (insieme a quattro ex membri dei Nar, quasi tutti già condannati in via definitiva). Bellini si trova nel carcere di Spoleto. La misura cautelare è stata applicata dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna su richiesta della Procura generale, perché l’imputato aveva intenzione di commettere altri reati violenti: in particolare, nelle intercettazioni disposte nell’ambito di altri procedimenti a suo carico, è stato ascoltato minacciare l’ex moglie, Maurizia Bonini, la cui testimonianza è risultata fondamentale per la condanna. Bonini, infatti, aveva riconosciuto l’ex marito in un video amatoriale girato da un turista tedesco in stazione la mattina del 2 agosto 1980, subito dopo l’esplosione della bomba che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Quel riconoscimento è stato fondamentale per la condanna in primo grado all’ergastolo di Bellini.

Le minacce – Dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere – firmata dal presidente della Corte Orazio Pescatore e dalla giudice Anna Mori – emerge che tra i motivi dell’applicazione della misura ci sono anche le minacce pronunciate da Bellini nei confronti del figlio del giudice Francesco Maria Caruso, presidente della Corte d’Assise che in primo grado lo ha condannato all’ergastolo. Il terrorista infatti faceva riferimenti minacciosi al figlio del magistrato, mostrando di conoscere la sua professione e il paese in cui la esercita. I giudici non hanno invece ritenuto sussistente il pericolo di fuga, che secondo la Procura si ravvisava in un’intercettazione in cui il terrorista, subito dopo la sentenza di primo grado, chiedeva aiuto a un interlocutore per espatriare. Le intercettazioni di Bellini sono state ordinate dalle procure di Firenze e Caltanissetta, che le hanno poi inviate ai colleghi di Bologna.

Le reazioni – “L’arresto di Paolo Bellini conferma la pericolosità della “primula nera” del terrorismo neofascista, un killer mafioso che ebbe rapporti con Cosa nostra e la ‘ndrangheta, divenne killer mafioso e nello stesso tempo uomo dei servizi. Sulla figura di Paolo Bellini non si è ancora fatta piena luce e se da un lato si è scritta una prima pagina di verità sulla vicenda giudiziaria grazie al lavoro incessante della Procura di Bologna, sono ancora tanti gli angoli in ombra sulla verità storica per tentare di svelare il livello politico-istituzionale dietro alla strage”, dichiara in una nota la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità, Trasparenza e Contrasto alle mafie del Pd e già legale dell’associazione Libera contro le mafie.

Chi è Bellini – Ex estremista nero di Avanguardia nazionale, detto la “primula nera”, uomo dai mille volti, ladro di mobili antichi, truffatore, “assassino” come lui stesso si è definito, Bellini si è sempre dichiarato innocente per la strage di Bologna. Ha avuto una vita dalle mille avventure: è stato pilota d’aerei, ha girato per anni con la falsa identita di Diego da Silva, ha fatto il killer di ‘ndrangheta e persino il testimone al processo di Palermo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia del 1992 . Ha compiuto settant’anni solo pochi giorni fa, mentre risale all’aprilre del 2022 la condanna della Corte d’Assise di Bologna, come quinto esecutore della strage del 2 agosto 1980 in concorso con gli ex Nar (Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, quest’ultimo condannato solo in primo grado, l’appello è tutt’ora in corso). Dalla metà degli anni Settanta il reggiano Bellini è stato protagonista delle cronache giudiziarie. Autore di omicidi come quello nel 1975 del militante di Lotta Continua Alceste Campanile, che confesserà solo nel 1999 (verrà condannato nel 2009 ma poi prosciolto per prescrizione del reato). Nel 1976 diventa latitante per sfuggire ad un mandato di cattura per tentato omicidio: si rifugia in Sudamerica, per ricomparire in Italia nel 1981 con il falso nome di Roberto Da Silva, brasiliano. Nel 1983 Bellini viene indagato la prima volta per la strage di Bologna, ma sarà in seguito scagionato. Nel 1988 conosce in carcere l’uomo d’onore Antonino Gioè, che lo definisce “infiltrato dello Stato” nella lettera scritta prima di morire dopo gli attentati del ’93. E il pentito Giovanni Brusca lo indica come “suggeritore” della strategia per colpire i monumenti. Nel 2019, quando i magistrati della Procura generale chiedono e poi ottengono la revoca del proscioglimento disposto dal Tribunale bolognese il 28 aprile 1992, in relazione alla strage della stazione, Bellini lavora come pizzaiolo nel Lazio sotto falso nome dopo essere uscito dal programma speciale di protezione. Poi il rinvio a giudizio e l’inizio del processo nell’aprile del 2021: “Mi sento come Sacco e Vanzetti” fu il suo unico commento prima di entrare in aula. La Procura generale smonta il suo alibi che aveva retto 40 anni e la ex moglie lo riconosce in un video amatoriale girato in stazione la mattina del 2 agosto 1980, subito dopo l’esplosione della bomba che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Il 6 aprile 2022 viene condannato all’ergastolo, in primo grado. Ora l’arresto con l’accusa di aver pensato di uccidere l’ex moglie e il figlio del giudice che l’ha condannato.

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