Attendevano l’arrivo del primo dipendente della banca, armati lo minacciavano ed entrati nell’istituto attendevano l’arrivo del direttore per sbloccare il bancomat e il caveau, sequestrando tutte le persone, clienti e dipendenti, che intanto entravano nell’istituto bancario. E’ questa la modalità con la quale la banda ha agito a Milano per due rapine, tra giugno e dicembre 2020, in altrettanti istituti di credito del capoluogo lombardo. Dopo quasi tre anni di indagini la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 5 cittadini italiani, su richiesta dei pubblici ministeri del VII Dipartimento, ritenuti tutti coinvolti nei due colpi che hanno fruttato alla banda un bottino complessivo di circa 130mila euro.

La prima rapina risale al 15 giugno 2020 quando due uomini con il volto coperto, dopo aver atteso l’arrivo del primo dipendente della banca di via Cesare Battisti, lo hanno agganciato e minacciato con l’ausilio delle armi per garantirsi l’accesso all’interno. Una volta dentro, i rapinatori, mentre aspettavano l’arrivo del direttore per lo sblocco della cassaforte e del bancomat, hanno sequestrato tutte le persone che erano entrate nell’istituto bancario privandoli dei telefoni cellulari prima di fuggire con un bottino di circa via Cesare Battisti. Stesso copione si è riscontrato in una rapina commessa in via Cesare Battisti l’via Cesare Battisti, con un bottino di circa via Cesare Battisti.

Le indagini avviate dalla Squadra Mobile hanno permesso subito di ricostruire l’esatta e più ampia composizione della banda, composta da cinque soggetti, ciascuno con il proprio ruolo: due erano dedicate all’assalto armato all’interno dell’istituto bancario, una fungeva da palo, un’altra operava da autista e un’ultima era dedicata alla logistica con il compito di intercettare le comunicazioni radio delle Forze dell’Ordine. Raccolto un sufficiente quadro probatorio, tutti gli indagati sono stati destinatari di perquisizioni domiciliari grazie alle quali gli agenti della Squadra Mobile non solo hanno raccolto ulteriori e importanti elementi di prova ma hanno anche interrotto i loro nuovi propositi criminali.

Venerdì 16 giugno, in mattinata, il “gruppo di fuoco” e il palo sono stati bloccati dagli agenti in quello che sembrava essere un nuovo sopralluogo: gli indagati, infatti, sono stati visti all’opera nei pressi di un istituto di credito a Garbagnate Milanese. Indossando gilet catarifrangenti e mascherine di tipo chirurgico, monitoravano con attenzione l’ingresso della banca; la perquisizione ha confermato i sospetti degli investigatori dato che nella loro disponibilità sono stati trovati delle radio ricetrasmittenti (utilizzate evidentemente per comunicare in maniera riservata) nonché alcuni classici telefoni ”citofonici”.

Individuati tutti i componenti grazie a una minuziosa analisi del traffico delle celle telefoniche, gli agenti della Squadra Mobile hanno cominciato a pedinare quotidianamente gli indagati scoprendo da subito che il bottino non pareva averli soddisfatti, dato che sembrerebbe stessero pianificando un nuovo progetto criminale. Monitorando i nuovi sopralluoghi, i poliziotti hanno potuto sezionare le diverse fasi della preparazione del nuovo colpo. Si partiva da numerosi e ripetuti sopralluoghi nei pressi dell’istituto di credito prescelto al fine di chiarire due aspetti: quale fosse il giorno ideale per effettuare il colpo e chi fosse il dipendente ad aprire la banca la mattina. Una volta individuato e agganciato il dipendente scelto, questo veniva studiato e seguito fino a casa e lo stesso veniva fatto con il direttore della filiale: una dinamica, questa, che si è rilevata estremamente utile per comprendere alcuni aspetti delle rapine consumate.

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