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Carlo Nordio, un Marchese del Grillo che gareggia con Tafazzi

Carlo Nordio, un Marchese del Grillo che gareggia con Tafazzi
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Carlo Nordio è una singolare figura di Guardasigilli. Sembra messo in quel posto delicato e difficile per stupire. E ci riesce. Spesso, purtroppo, negativamente. È successo tutte le volte (innumerevoli) che ha indossato i panni del Marchese del Grillo, nel senso che ostenta granitiche e sprezzanti certezze in materia di (pseudo) riforme della giustizia e se qualcuno osa stupirsi per questo o quel profilo, lui si stupisce dello stupore, obiettando che tutto era già scritto nei suoi articoli di giornale, per cui poche chiacchiere!

Negli ultimi tempi è diventato un Marchese del Grillo che sembra voler gareggiare con Tafazzi in quella speciale forma di masochismo che consiste nel percuotersi violentemente gli “zebedei”. È successo qualche tempo fa quando ha sostenuto che le intercettazioni sono inutili coi mafiosi perché loro tanto… non parlano. È successo di nuovo in questi giorni con l’intimazione ai magistrati di starsene zitti per non interferire con l’iter formativo delle leggi, cui si è aggiunto il rifiuto di rapporti con la Anm (Associazione nazionale magistrati), unico suo interlocutore riconosciuto essendo il Csm.

E qui gli strafalcioni sono due. In un paese in cui tutti parlano di giustizia) gli unici a non poterlo fare sarebbero quelli che la amministrano. Semplicemente assurdo. Come se chi corre in bicicletta non potesse discutere di ruote e cambi con i meccanici. Come se i calciatori non potessero discutere col mister su come affrontare una partita. Come se alcuni amministratori locali (questi sì ascoltati – ed esauditi ! – da Nordio…) non potessero esporre il loro punto di vista contro il reato di abuso d’ufficio.

Ma Nordio è masochista anche quando se la prende con l’Anm, perché dovrebbe sapere – ma sembra dimenticarlo – che nel 1925 fu il fascismo a cancellare l’allora Anm, vale a dire l’Agmi (Associazione generale magistrati d’Italia). E masochista è anche quando pretende di liquidare il processo Andreotti come finito nel nulla, perché di una sentenza – per parlarne – bisognerebbe almeno leggere il dispositivo, che in questo caso sono le dieci (10) righe con cui la Corte d’appello di Palermo (confermata in Cassazione) pronunzia un verdetto che dichiara COMMESSO il reato ascritto fino al 1980; reato che resta COMMESSO anche se prescritto (volendo, Nordio potrebbe trovare su internet la motivazione della sentenza d’appello con tutte le prove del reato COMMESSO).

Infine, Nordio in modalità Tafazzi rivendica di ispirarsi al garantismo del defunto Berlusconi, ora celebrato come un santo martire. Senza spiegare cosa ci sia di garantista in un premier che viaggia a forza di decine e decine leggi ad personam (un vero sistema…), per non parlare anche in questo blog del burlesque di aver portato la Camera a votare Ruby come nipote di Mubarak.

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