17 ottobre 1980. A Giarre, in Sicilia, Giorgio Agatino Giammona e Toni Galatola, rispettivamente 25 e 15 anni, scompaiono nel nulla. I due sono già conosciuti da tutti in paese con il soprannome di “ziti”, fidanzati, o di “puppi”, termine dispregiativo corrispondente all’italiano froci. Il 31, dopo due settimane di ricerche, vengono ritrovati senza vita sotto un pino marittimo: sono distesi uno accanto all’altro, quasi abbracciati. Le forze dell’ordine pensano subito a un caso di doppio suicidio, quindi di omicidio-suicidio, anche perché la mano destra di quello che viene identificato come il cadavere di Giorgio stringe una busta inzaccherata. All’interno una lettera, di cui si riesce a malapena a leggere le parole: “Io e Toni abbiamo trovato la pace… Mamma perdonaci”. All’improvviso, la misteriosa confessione di un tredicenne, che si autodenuncia come diretto responsabile, per poi ritrattare immediatamente. Ma non è così che sono andate realmente le cose.

Grazie a una meticolosa ricerca e particolari inediti sulla storia di Giorgio e Toni, la nuova produzione originale Il delitto di Giarre racconta la verità su un caso rimasto a lungo irrisolto e tra i più controversi della recente storia italiana, in prima visione assoluta mercoledì 28 giugno alle 22.00 in contemporanea su Crime+Investigation (Sky, 119) e HISTORY Channel (Sky, 411).

Nel docufilm, della durata di 90 minuti, il giornalista e scrittore Francesco Lepore fa un’accurata ricostruzione dei fatti, attraverso interviste esclusive, nuovi elementi e dettagli, facendo finalmente luce per la prima volta sul caso che accese la protesta dei e delle militanti del FUORI! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), contribuì a cambiare sensibilmente l’opinione pubblica, messa per la prima volta di fronte alla tragica realtà di due ragazzi uccisi per il solo fatto di amarsi, e accelerò la nascita a Palermo di una storica associazione, l’Arcigay, con la quale inizia la seconda e nuova fase dell’attuale movimento LGBT+: tappa fondamentale di un lungo cammino che nel nostro Paese deve ancora essere completato, per una piena accettazione e tutela dei diritti civili.

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