La malavita foggiana è tornata a far parlare di sé con l’omicidio, avvenuto il 20 maggio scorso, dello storico boss Salvatore Prencipe, ritenuto al vertice della batteria Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese. Il capoclan, nel lontano settembre 1999, sfuggì miracolosamente a un agguato nel quale perse invece la vita lo sfortunato pensionato Matteo Di Candia, colpito da un proiettile vagante. Prencipe – potente capomafia negli anni Novanta – era libero dal 2015 e mai più coinvolto in operazioni di polizia giudiziaria. Per questo, la sua morte ricorda quella di Giosuè Rizzi (“il papa di Foggia” come lo definì il pentito Salvatore Annacondia) che fu assassinato nel 2012 quando sembrava aver perso tutto il suo peso criminale.

Ma Foggia continua a essere teatro, oltre che di fatti di mafia, anche della violenza gratuita di baby gang. In particolare si sono registrate diverse aggressioni notturne di passanti nella zona centralissima di piazza Mercato, che assumono certo una luce sinistra se si pensa che proprio lì, il primo maggio del 1986, avvenne la strage del circolo Bacardi, una delle più efferate della storia mafiosa del nostro Paese.

Per fortuna la comunità foggiana e i sindacati non stanno a guardare. Sul tema della sicurezza in città arrivano segnali di mobilitazione della società civile. Secondo Antonio De Sabato – il coordinatore di “Progetto Concittadino Foggia” che ho sentito oggi al telefono – “non è più possibile voltarsi dall’altra parte né cedere all’illegalità come fosse quasi una componente naturale di un luogo. Fermare le aggressioni in piazza Mercato – dice De Sabato – è la richiesta delle associazioni foggiane; affrontarle in modo adeguato è interesse di chi svolge un ruolo istituzionale ma anche un diritto dei cittadini”.

Sulla criminalità foggiana fa sentire la sua voce, ancora una volta, anche il Siulp della Polizia di Stato. Il giorno dopo l’assassinio di Salvatore Prencipe, il segretario provinciale Michele Carota ha trasmesso alla segreteria nazionale, per l’inoltro al Capo della Polizia, una missiva accorata in cui si chiede “l’elevazione a rango superiore della Questura di Foggia”, con l’obiettivo di creare le condizioni per un aumento della forza organica che sia adeguato alla “geografia criminale” della Capitanata. In più occasioni la segreteria provinciale aveva sollevato pure l’altra questione irrisolta della “desertificazione giudiziaria” della provincia dauna, dove opera un solo ufficio di Procura per una popolazione di più di 700mila abitanti, in un’area caratterizzata da frequenti reati predatori e dalla mafia più feroce della penisola.

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