Il 19 maggio da Negrar di Valpolicella è partita la nuova edizione di Klick’s on ways, il Cammino di dieci viaggiatori, di cui otto persone a mobilità ridotta, attraverso diversi itinerari in Veneto per raccontare l’esperienza del viaggio lento e per valorizzare i territori. Il Cammino, organizzato dall’associazione Free Wheels, terminerà il 26 maggio a Motta di Livenza. Gli obiettivi? “Vogliamo promuovere il viaggio lento accessibile a chiunque, visto come opportunità inclusiva per tutti. Il progetto è nato per condividere qualcosa che ho sperimentato sulla mia pelle, ossia che il Cammino può restituire serenità e gioia di vivere”. A dirlo a ilfattoquotidiano.it è Pietro Scidurlo, presidente di Free Wheels, organizzazione di volontariato che avvicina persone con esigenze di accessibilità all’esperienza del Cammino e che in un decennio di attività ne ha aiutate oltre 10mila a scoprire i benefici del viaggio lento. L’associazione nel 2022 ha lanciato la prima edizione in Emilia-Romagna e ogni anno sceglierà una nuova Regione da attraversare.

L’iniziativa ha ricevuto il supporto tecnico dell’azienda austriaca Klaxon Mobility GmbH. “La differenza – continua – è che per chi è in sedia a rotelle viene considerato impossibile, invece spesso basta creare le giuste condizioni. E se il viaggio lento fa bene, deve essere un’opportunità aperta senza esclusioni”. Madrina del progetto è Jesusleny Gomes, che ha percorso a piedi 574 Comuni veneti e ne ha sposato con entusiasmo l’idea: “L’accessibilità fa parte della quotidianità di ognuno di noi e dovrebbe essere inserita nella strategia di sviluppo di qualsiasi progetto, di vita, di lavoro, di Cammino”. Insieme a loro, viaggeranno anche Pietro M. di Dolo, Michele di Monastier di Treviso, Emanuele di Eraclea, Ignazio di Scicli, Samuele di Sulbiate, Sabrina di Cagliari, Angiolino di Sommacampagna, Manuel di Martellago.

Le difficoltà che una persona con disabilità motoria affronta in queste esperienze – Da un punto di vista pratico, nell’esperienza di Klick’s on ways un grande supporto arriva dal Klick, un propulsore elettronico che, applicato alla sedia a rotelle, non solo le dà autonomia di movimento per un’intera giornata ma consente di andare off road. Scidurlo spiega che “i problemi più rilevanti si riscontrano nelle strutture ricettive, che raramente sono attrezzate per esigenze di accessibilità, tantomeno per un gruppo. Invece per noi la condivisione, lo stare insieme è parte essenziale di questa esperienza di itineranza”. Spesso, però, gli ostacoli più difficili da affrontare sono quelli interiori. Ce lo spiega meglio il presidente di Free Wheels: “Per tutti, intraprendere un Cammino significa abbandonare una zona protetta e sicura. Questo è amplificato, per una persona a mobilità ridotta. Immaginiamo cosa può provare a trovarsi, il giorno prima, nella propria casa a misura e con il maniglione in bagno e, il giorno dopo, per ore in strada con lo zaino, dormendo anche – come ci è successo – in palestre, su brandine da campo. Ma se ci si butta, si scopre che esperienze come questa non solo sono possibili ma rivitalizzanti. La barriera architettonica più invalidante è nella nostra testa: è la paura di non potercela fare”.

“L’Italia è un Paese pieno di barriere architettoniche”. Suggerimenti per rendere più inclusiva la mobilità – Le questioni legate all’accessibilità vanno ben oltre l’ambito delle persone con disabilità motoria: bambini in carrozzina, incidentati che devono usare le stampelle, anziani. “Se vogliono aprirsi a quello che è, insieme, un obiettivo sociale e una fonte di sviluppo, città, infrastrutture, luoghi di incontro, strutture ricettive devono fare i conti con esigenze sempre più specifiche”, suggerisce Pietro. “Devono usare i propri occhi in modo nuovo, più consapevole, più inclusivo, e agire di conseguenza sui nuovi bisogni, perché l’accessibilità è un’esigenza che riguarda e riguarderà, col tempo, tutti. Io sogno un turismo in cui la parola accessibilità sia sinonimo di accoglienza”.

Per partecipare a iniziative simili organizzate dall’associazione cosa bisogna fare? Free Wheels si occupa di avvicinare tutte le persone al Cammino e per fare questo traccia e mappa percorsi e itinerari guardando anche alla fruibilità universale di infrastrutture, ricettività e servizi. “Klick’s on ways è il viaggio-evento annuale che si sviluppa su questo lavoro e su una competenza riconosciuta a livello internazionale. Ogni anno – afferma Scidurlo – lanciamo il progetto dal nostro sito e apriamo lo scouting per chi desidera parteciparvi”. Chi è interessato può seguirli sui loro canali di comunicazione e contattarli a info@freewheelsodv.com. Dopo Emilia-Romagna e Veneto, altre Regioni hanno inviato proposte all’associazione per organizzare cammini lenti nei loro territori. “Stiamo ricevendo inviti da diverse amministrazioni, decideremo alla fine della traversata del Veneto. Per ora – spiega al Fatto.it il numero uno di Free Wheels – posso dire solo che l’obiettivo sarebbe di allargare ancora il gruppo di viaggiatori. Dietro questo evento c’è una macchina organizzativa complessa e il sostegno delle istituzioni, in particolare da quelle che desiderano promuovere il turismo accessibile, è fondamentale”.

“Non esiste una mappatura nazionale capillare con informazioni chiare, attendibili e aggiornate per le persone con esigenze di accessibilità” – Nel frattempo, Free Wheels organizza esperienze più brevi e partecipa ad iniziative di promozione di vari itinerari. A inizio giugno aderiranno a una tre-giorni sul Cammino di San Colombano, cui tutti possono partecipare. Cammini inclusivi e turismo accessibile a 360° sono due cavalli di battaglia di Scidurlo. “Per fare turismo, le persone con esigenze di accessibilità hanno bisogno di informazioni tempestive, chiare e soprattutto attendibili e aggiornate su dove potranno andare a mangiare, dormire o espletare ogni esigenza. Purtroppo in Italia una mappatura nazionale e capillare in questo senso è ancora molto latitante, si vedono sempre progetti dove si pensa solo ad una parte di questi aspetti. Pensate a quanti, se non hanno una ragionevole sicurezza di trovare un posto dove potranno star bene, restano a casa. Tutto questo non è conveniente per il nostro turismo”, conclude il presidente di Free Wheels.

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