Terza flessione mensile consecutiva per la produzione industriale italiana. Lo scorso marzo l’attività delle fabbriche è diminuita del 3,2% rispetto all’anno prima e dello 0,6% nel confronto su febbraio 2023. La flessione ha interessato quasi tutti i settori con la notevole eccezione dei mezzi di trasporto (+ 12,4%) grazie alla forte ripresa della produzione di auto (+ 35,8%). Segno più anche per la meccanica (+ 2,3%). Viceversa la discesa più marcata ha colpito l’industria del legno (-13,4% su marzo 2022), la chimica (- 9,6%), il tessile e abbigliamento (- 5,8%). Decisa flessione per l’industria energetica che chiude il mese a – 12,5%. L’Istat segnala come , dopo il dato di marzo, la produzione risulti in calo anche su base trimestrale (- 0,1%). Preoccupa, in quest’ottica, il rallentamento registrato negli ultimi mesi dall’industria tedesca con cui le aziende del Nord del paese sono fortemente integrate. “Mentre l’attenzione mediatica si sposta sulle riforme costituzionali, nonostante il Governo sia profondamente diviso al suo interno anche su quello, la produzione industriale del Paese crolla”, commenta il capogruppo M5s al Senato, Stefano Patuanelli.

Dati più confortanti nella nota mensile dell’Istituto di statistica in cui evidenzia come nei primi tre mesi del 2023 il Pil italiana abbia segnato un aumento superiore a quello di Francia e Germania e del complesso dell’area euro. La nota registra anche che a marzo, “si sono confermate le buoni condizioni del mercato del lavoro italiano con l’occupazione ancora in crescita (+0,1%, pari a +22mila unità)” e un tasso di occupazione che si è stabilizzato al 60,9% rispetto a febbraio, mentre è aumentato di 1,8 punti percentuali rispetto alla media 2019, rimanendo, tuttavia, ancora inferiore a quello della media dell’area euro (69,6% nel quarto trimestre 2022).

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