Ma non volete sapere come è stato il concerto di Siouxsie Sioux di domenica sera al Teatro degli Arcimboldi di Milano? E io ve lo dico lo stesso!

L’Imperatrice alla fine si è manifestata ai propri sudditi, apparsi in un delirio (quasi) incontrollato. Che dire? Il carico emotivo è stato così forte che le si perdona più di una sbavatura. Lo si dice piano perché “Quella”, se sente queste parole, mozza la testa! Come dicevo in un post precedente, per molte ragioni, sono arrivato nel 2023 senza mai vederla dal vivo e così, sulle note di Night Shift mi sono emozionato; sapete, no? quella cosa che ti attacca la gola, mentre le braccia si riempiono di spilli e le mani cercano i capelli.

Cerco di farla breve. Che cosa mi è piaciuto e non mi è piaciuto nei consueti nove punti di questo blog.

1. Lei. Bellissima, magnetica e stronza. Stronza, perché dinnanzi all’insolenza di un suddito, ha imbracciato la scure; nel buio della sala, lo scintillio dell’accetta quasi accecava: “Don’t talk, shut up, listen!”, ha tuonato. È mancato poco che la testa mozzata del misero tapino volasse in galleria. A quel punto, impazzire è stato un atto dovuto; Siouxsie, alla prima occasione ha mostrato di sé quanto storicamente si racconta del suo intrepido carattere. Della serie: “Ti supplico mia Imperatrice, fai di me quello che vuoi”.

2. La scaletta. Ha eseguito due canzoni che il sottoscritto sognava di ascoltare dal vivo: Night Shift e Sin in My Heart; a quel punto, era già possibile alzarsi da quella poltrona per raggiungere casa. Il set è ben strutturato, al netto del fatto che alcuni singoli sono mancati ma Nostra Sovrana è così, adora vergare con il bastone i fedeli, al contempo donare loro la più dolce delle carote. Israel e Honk Kong Garden non sono stati eseguite. Occorre farsene una ragione.

3. Il Look. Tutti avrebbero voluto rivederla nel suo abito di ordinanza. In total black; le calze a rete strappate, il corpetto e i capelli frisè. Anziché lamentarsi, sarebbe stato sufficiente osservare meglio e comprendere quanto in verità, si sia mostrata coerente alla plebe. Quello che avremmo dovuto percepire ieri era una cosa soltanto e cioè l’applicazione pedissequa di un concetto: essere “punk inside”, e dunque mostrare la propria figura scevra dalle convenzioni/imposizioni del sistema. È questo che ieri sera Siouxsie ha svelato sul palco; tra le crespe di quel vestito argentato (e di quelle sneakers bianche), sono provocatoriamente occultati uno per uno gli stilemi del punk, di quell’antica attitudine in grado, ancora oggi, di definirla. E se ciò non viene compreso, a non essere capito è il reale significato di cosa abbia rappresentato “la grande truffa del Rock and Roll”.

4. Ieri, la crème de la crème del popolo darkettone era presente all’evento. Parlo di un’onda anomala composta da persone la cui tonalità cromatica dell’abito indossato, esclude ogni possibile variazione sul tema del nero. Ci si conosce praticamente tutti, da anni; una nicchia vera e propria, unita nel nome della musica e più in generale da una sensibilità emotiva che permette semplicemente di “riconoscersi”. È stato bellissimo rivedere certe facce. Questo tipo di eventi sono speciali anche e soprattutto per questo motivo.

Cosa non mi è piaciuto

5. Immagino che l’organizzazione abbia le proprie ragioni per programmare al Teatro degli Arcimboldi un concerto come quello di Siouxsie. Tuttavia, quel luogo è parso poco adatto al tipo di evento. Ma come si fa a pensare di restare seduti in quelle poltrone ascoltando certa musica? E infatti, sul finire sono saltati inesorabilmente gli schemi; al ritmo di Spellbound la gente è letteralmente impazzita scavalcando poltrone e raggiungendo il minuscolo sottopalco.

6. L’Imperatrice pare abbia imposto che non fossero fatte fotografia ne riprese video; una voce sinistra, all’inizio del concerto, intimava ogni tipo azione. Nessuno osi contestare… Quella, se agita la scure diventa pericolosa. E infatti, alla prima luce di un cellullare, un branco di doberman incancreniti è saltato al collo del malcapitato, impedendogli lo scatto. Ora, bando agli scherzi, è auspicabile una nuova tendenza in grado di suggerire alle persone di non utilizzare telefoni per foto, o, qualsivoglia delle riprese; assistere ad un live per guardare una distesa di telefonini accesi sopra le proprie teste è fastidioso, in primis perché il concerto si vorrebbe viverlo non all’interno del telefonino di quello davanti. Ma poi… che ve ne fate di un video fatto male in cui pessimo è pure l’audio?

7. All’ultima esibizione dei Placebo, la band, tramite video, spiegava le ragioni per le quali chiedevano cortesemente di non utilizzarli. Ebbene, quelle parole cortesi, scritte nei toni giusti, hanno fatto si che nessuno durante il concerto si avvalesse di tale consuetudine. Ma ieri… quei “cani rognosi” hanno esagerato; pur comprendendo le volontà dell’artista non è concepibile subire quel tipo di aggressione; pareva di essere in un film, al solo mostrare il telefono, venivi accecato da una luce intermittente che non ammetteva alcun tipo di replica. Così è troppo.

8. Il concerto – come detto – portava con sè un carico emotivo enorme. Lei, non si esibiva da oltre dieci anni. Non stiamo parlando di un artista come le altre, la portata artistica che ne definisce il tratto non è comune (leggetevi i due articoli scritti in precedenza). Per dire che le aspettative delle persone erano molto alte e non tutte sono state rispettate. Essere sinceri significa ammettere che Siouxsie non sia parsa completamente a fuoco. Anche se il beneficio del dubbio si insinua soprattutto tra le pieghe dell’equalizzazione sonora. A tratti il suono è parso inscatolato, sebbene anche la doti vocali di sua Maestà, in alcuni passaggi, hanno lasciato a desiderare.

9. Ma che cosa vi aspettavate? Siouxsie Sioux è sempre stata considerata una cantante talentuosa, con una voce unica e riconoscibile, al punto da essere elogiata per la sua capacità di eseguire note difficili e acuti alti. Tuttavia, sin dagli anni 80, le si riconosceva alcune tonalità calanti. Della serie: “Ma questa ci è oppure ci fa?”. Eppure, la timbrica, unita al personaggio ne hanno fatto “un unicum” nel mondo della musica. Un pacchetto da prendere oppure lasciare. Ieri sera, a tratti, la magia che la contraddistingue ha saputo diffondersi tra il pubblico. Eseguite bene alcune canzoni, laterali (se proprio vogliamo definirle così), come Face to Face, Loveless, Kiss them for me. Benissimo l’incipit con Nigh Shift ma anche Spellbound non è dispiaciuta. Sono stati diversi anche i passaggi a vuoto; male Sin in My Heart (purtroppo) e Happy House.

Infine, anche se sono consapevole che mi verrà mozzata la testa, voglio umilmente fornire un consiglio alla mia unica Imperatrice: sarebbe ottimo definire la scaletta al meglio, alcuni momenti di imbarazzo – come ad esempio The Passenger, la cover di Iggy Pop – potrebbero essere sostituiti dalle tante perle in collezione.

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