Dal malore improvviso che lo ha costretto recentemente al ricovero d’urgenza al Policlinico Gemelli di Roma all’impegno della Santa Sede per far tornare a casa i bambini ucraini portati con la forza in Russia. Sono i temi principali affrontati da Papa Francesco nella sua consueta conferenza stampa sul volo di ritorno a Roma. Bergoglio è rientrato in Vaticano dopo tre giorni a Budapest, tappa del suo 41esimo viaggio apostolico. Il Papa ha spiegato cosa gli è successo il 29 marzo scorso: “Quello che ho avuto è stato un malore forte alla fine dell’udienza del mercoledì, non me la sono sentita di pranzare, mi sono coricato un po’, non ho perso conoscenza, ma sì c’era una febbre molto alta e alle tre del pomeriggio il medico subito mi ha portato in ospedale. Ho avuto una polmonite acuta forte, nella parte bassa del polmone, grazie a Dio posso raccontarlo, a tal punto che l’organismo, il corpo, ha risposto bene. Grazie a Dio. Questo è quello che ho avuto”.

Il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, nell’udienza privata svoltasi in Vaticano il 27 aprile scorso, ha chiesto al Pontefice aiuto per far ritornare a casa i bambini portati con la forza in Russia. Un cronista ha chiesto a Francesco se il Vaticano pensa di aiutarlo. “Penso di sì – ha risposto Bergoglio – perché la Santa Sede ha fatto da intermediario in alcune situazioni di scambio di prigionieri e tramite l’Ambasciata è andata bene. Penso che possa andare bene anche questa. È importante, la Santa Sede è disposta a farlo perché è giusto, è una cosa giusta e dobbiamo aiutare affinché questo non sia un casus belli, ma un caso umano. È un problema di umanità prima di un problema di un bottino di guerra o di deportazione di guerra. Tutti i gesti umani aiutano, invece i gesti di crudeltà non aiutano. Dobbiamo fare tutto quello che umanamente è possibile. Io penso anche, voglio dirlo, alle donne che vengono nei nostri Paesi: Italia, Spagna, Polonia, Ungheria, tante donne che vengono con i bambini… e stanno lottando contro la guerra. È vero in questo momento sono aiutate, ma non dobbiamo perdere l’entusiasmo di fare questo perché se cala l’entusiasmo, queste donne rimangono senza protezione, con il pericolo di cadere nelle mani degli avvoltoi che girano sempre cercando queste situazioni. Stiamo attenti a non perdere questa tensione di aiuto che abbiamo per i rifugiati, questo riguarda tutti”.

“Credo che la pace – ha sottolineato Francesco – si faccia sempre aprendo canali, mai si può fare una pace con la chiusura. Invito tutti ad aprire rapporti, canali di amicizia… Questo non è facile. Lo stesso discorso che ho fatto in genere, l’ho fatto con Orbán e l’ho fatto un po’ dappertutto. Sulle migrazioni: credo che sia un problema che l’Europa deve prendere in mano, perché sono cinque i Paesi che soffrono di più: Cipro, Grecia, Malta, Italia, Spagna, perché sono i Paesi mediterranei e sbarca lì la maggioranza. E se l’Europa non si fa carico di questo, di una distribuzione equa dei migranti, il problema sarà di questi Paesi soltanto. Credo che l’Europa debba far sentire che è Unione Europea anche davanti a questo. C’è un altro problema che è collegato alla migrazione, ed è l’indice di natalità. Ci sono Paesi come l’Italia e la Spagna che hanno… non si fanno figli. Ultimamente… l’anno scorso io ho parlato in un incontro delle famiglie su questo e ultimamente ho visto che anche il governo e altri governi ne parlano. La media di età in Italia è di 46 anni, per la Spagna è più alta ancora e ci sono piccoli villaggi deserti. Un programma migratorio, ma ben portato avanti con il modello che alcuni Paesi hanno avuto con la migrazione – penso per esempio alla Svezia nel tempo delle dittature latinoamericane – può aiutare anche questi Paesi che hanno una bassa percentuale di nascite”.

Durante il viaggio, il Papa ha incontrato Hilarion, dal giugno 2022 metropolita ortodosso russo di Budapest e dell’Ungheria, ma precedentemente presidente del Dipartimento degli affari esterni del Patriarcato di Mosca. Con lui Bergoglio ha avuto un incontro di venti minuti definito “cordiale” dal Vaticano. “Hilarion – ha affermato Francesco – è una persona che io rispetto tanto, e abbiamo sempre avuto un bel rapporto. E lui ha avuto la cortesia di venire a trovarmi, poi è stato alla messa e l’ho visto anche qui, all’aeroporto. Hilarion è una persona intelligente con la quale si può parlare, e questi rapporti è necessario mantenerli, perché se parliamo di ecumenismo – questo mi piace, questo non mi piace … dobbiamo avere la mano tesa con tutti, anche ricevere la mano. Con il Patriarca Kirill ho parlato una sola volta dal momento che è iniziata la guerra, 40 minuti per Zoom, poi tramite Anthony, che è al posto di Hilarion, adesso, che viene a trovarmi: è un vescovo che è stato parroco a Roma e conosce bene l’ambiente, e sempre tramite lui sono in collegamento con Kirill. C’è sospeso l’incontro che noi dovevamo avere a Gerusalemme a luglio o giugno dell’anno scorso, ma per la guerra si è sospeso: quello si dovrà fare. E poi, con i russi ho un rapporto buono con l’ambasciatore che adesso lascia, ambasciatore da sette anni in Vaticano, è un uomo grande, un uomo comme il faut. Una persona seria, colta, molto equilibrato. Il rapporto con i russi principalmente è con questo ambasciatore”. E incalzato sui contenuti del colloquio privato con Hilarion ha aggiunto: “Lei si immagina che in questo incontro non solo abbiamo parlato di Cappuccetto Rosso, no? Abbiamo parlato di tutte queste cose. Si parla di questo perché a tutti interessa la strada della pace. Io sono disposto. Sono disposto a fare tutto quello che si deve fare. Anche, adesso è in corso una missione, ma ancora non è pubblica. Vediamo come… Quando sarà pubblica la dirò”.

Bergoglio si è, poi, soffermato sui prossimi viaggi previsti nel 2023: “Su Lisbona: il giorno prima della partenza ho parlato con monsignor Américo (Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona e presidente della Fondazione Gmg 2023, ndr) che è venuto a vedere un po’ come stanno le cose lì, io ci andrò, ci andrò. Spero di farcela, voi vedete che non è lo stesso di due anni fa, con il bastone, adesso va meglio, per il momento non è cancellato il viaggio. Poi c’è il viaggio a Marsiglia, poi c’è il viaggio in Mongolia, poi c’è l’ultimo non ricordo dove… ancora il programma mi fa muovere”. E su un evento con un giovane ucraino e uno russo durante la Gmg di Lisbona in programma ad agosto 2023? “Monsignor Américo – ha risposto il Papa – ha qualcosa in mente, sta preparando qualcosa mi ha detto. La sta ben preparando!”.

Recentemente, Bergoglio ha fatto donare dai Musei Vaticani alla Grecia tre frammenti del Partenone. Un giornalista ha chiesto al Papa se è disponibile per altre restituzioni, in particolare ai popoli indigeni del Canada che hanno chiesto alcuni oggetti delle collezioni vaticane come parte del processo di riparazione per i danni subiti nel periodo coloniale. “Ma questo – ha spiegato Francesco – è il settimo comandamento: se hai rubato, tu devi restituire. Ma c’è tutta una storia che a volte le guerre e le colonizzazioni portano a prendere delle decisioni di prendere le cose buone dell’altro. Questo è stato un gesto giusto, si doveva fare: il Partenone, dare qualcosa. E se domani vengono gli egiziani a chiedere l’obelisco, cosa faremo? Ma lì si deve fare un discernimento, in ogni caso. E poi la restituzione delle cose indigene è in corso, con il Canada, almeno eravamo d’accordo di farla. Adesso domanderò come va quello. Ma l’esperienza avuta con gli aborigeni del Canada è stata molto fruttuosa. Anche negli Stati Uniti i gesuiti stanno facendo qualcosa con quel gruppo di indigeni negli Stati Uniti. Il generale mi ha raccontato l’altro giorno. Ma torniamo alla restituzione. Nella misura che si può restituire, che è necessario, che è un gesto, che è… meglio farlo. Talvolta non si può, non c’è possibilità politica, reale, concreta. Ma nella misura che si può restituire si faccia per favore; questo fa bene a tutti. Per non abituarsi a mettere la mano nella tasca degli altri”.

Twitter: @FrancescoGrana

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