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“Bassa occupazione femminile? Colpa del modello Mediterraneo all’italiana”: polemiche dopo le parole del ministro belga

“Bassa occupazione femminile? Colpa del modello Mediterraneo all’italiana”: polemiche dopo le parole del ministro belga
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“Il modello di famiglia mediterranea” è alla base del basso tasso di occupazione femminile, anche in Belgio. A sostenerlo è stato, nel corso di un’intervista all’emittente francofona Ln24, il ministro per il Lavoro della Regione di Bruxelles-Capitale, Bernard Clerfayt. Parole che hanno scatenato le polemiche sia all’interno del circolo politico belga che sui social.

La tesi del ministro è che “molte donne sono ancora in un modello mediterraneo, che siano italiane, marocchine o turche di origine. È un modello di famiglia in cui l’uomo lavora e la donna resta a casa per occuparsi dei figli“. Tra i primi a rispondergli c’è stata l’esponente del governo federale Zakia Khattabi, ministra per il Clima ed esponente dei Verdi: “Davvero, da dove cominciare? Qual è il modello mediterraneo? E soprattutto, chiudere gli occhi di fronte a ragioni strutturali oggettive è sconcertante“, ha attaccato. Mentre il profilo Twitter di Clerfayt veniva invaso da utenti che contestavano le sue dichiarazioni, il segretario di Stato della Regione di Bruxelles-Capitale, Barbara Trachte, ha rincarato la dose: “Caro Bernard Clerfayt, anche in questo caso ci sono oggettivamente e strutturalmente più ostacoli all’occupazione delle donne, soprattutto di origine straniera. È su questo che dobbiamo lavorare invece di ripetere gli stereotipi“.

A non accettare le parole del ministro brussellese sono stati anche esponenti politici di origini italiane, come il segretario locale del Partito del Lavoro, Giovanni Bordonaro: “Signor Clerfayt, mia madre italiana ha iniziato a lavorare in fabbrica a 19 anni e non ha mai smesso. La prego di occuparsi della discriminazione nelle assunzioni e di aumentare gli asili nido pubblici, invece di fare vergognose affermazioni di circostanza”.

Gli attacchi piovuti da diversi fronti non hanno però fatto tornare Clerfayt sui propri passi. Anzi, il ministro locale ha ribadito che “nominare un fatto non significa stigmatizzarlo! Sono ben consapevole delle difficoltà che le donne incontrano nell’accesso al lavoro. I dati relativi al tasso di occupazione a Bruxelles mostrano un netto divario tra i due sessi, una realtà spiacevole che desidero combattere”. I dati più recenti sull’occupazione, in effetti, mostrano che a Bruxelles, nella popolazione tra i 20 e i 64 anni, la percentuale delle persone attive tra gli uomini è di 12 punti superiore a quella delle donne (il 79,5% contro il 67,5%). Il divario decresce guardando alle Fiandre e alla Vallonia. E le ragioni non sembrano essere quelle indicate da Clerfayt. “A Bruxelles più di una famiglia su tre è composta da un solo genitore, l’86% dei quali sono donne. I salari dei lavori poco qualificati sono indecenti e non coprono tutti i costi della cura dei bambini. Inoltre, il tasso di copertura degli asili nido nella regione è solo del 30%”, ha ricordato il Partito Socialista della capitale.

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