Sala Zuccari del Senato, martedì 11 aprile. Un parterre di giornalismo e dirigismo di Stato con spruzzata di parlamentari in grande spolvero per la presentazione del libro di Franco Bernabè e Massimo Gaggi: ‘Profeti, oligarchi e spie. Democrazia e società nell’era del capitalismo digitale‘. È dopo il chirurgico intervento dell’autore-manager di Vipiteno, ex ad Telecom, noto per la sua flemma orale e posturale – tale da far risultare effervescente l’ubiquo Gianni Letta (è apparso in prima fila, ma è stato contemporaneamente riconosciuto in altri quattro convegni d’Italia) – che si consuma un gelido imbarazzo. Accade quando il secondo oratore del panel, il presidente dell’AGCM (l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) Roberto Rustichelli, seduto a pochi centimetri da Bernabè, comincia a citare l’intervento appena ascoltato del presidente di Acciaierie Italia, e già di Eni e Telecom, apostrofandolo “Gaggi” per ben due volte (ovvero l’altro autore del libro; tra l’altro assente). La morale è che nell’era di internet, ChatGPT e tecnologia cantando, parlando di un libro dal titolo evocativo ‘Profeti, oligarchi e spie’, l’oratore non ha riconosciuto nemmeno l’ospite-autore seduto accanto a lui. In sala, la gaffe è stata salutata con un silenzioso imbarazzo, e addirittura, ma non si hanno conferme, da un inarcamento del sopracciglio di Bernabè.

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