Pellegrino Ernetti, chi era costui? Ancor più misconosciuto del Carneade di don Abbondio, Pellegrino Ernetti, o meglio don Pellegrino Ernetti, trattandosi di monaco benedettino, fu un intellettuale, musicologo e scienziato del secolo scorso (1925-1994). Il 2 maggio ’72 il suo nome venne alla sfortunata ribalta per un articolo pubblicato da La Domenica del Corriere, a firma di Vincenzo Maddaloni che, intervistandolo, rivelò ai lettori una clamorosa ‘invenzione ernettiana’: il ‘cronovisore’, ovvero un apparecchio in grado di ‘registrare’, audio compreso, immagini ed eventi del passato, in pratica una ‘macchina del tempo’ che non porta avanti o indietro le persone, come in Ritorno al futuro di Robert Zemeckis o nel romanzo di Wells, ma permette di osservare eventi passati.

Dopo quasi mezzo secolo, e dopo fanfaronate d’ogni tipo diluite negli anni e un lungo periodo in cui Ernetti cadde nel dimenticatoio, Davide Pulici (Nelle fauci del tempo, appena uscito per Nocturno Books) riprende e narra l’intero ‘caso Ernetti’ con una puntuale documentazione dei fatti, elidendo tutte le molte idiozie parapsicologiche delle quali il povero padre benedettino fu inconsapevole (e forse un po’ ingenua) vittima.

Ma veniamo al sodo: Ernetti, laureato in musica sacra e teologia, ma accanito studioso di ‘suoni’ essendo titolare della cattedra di musica pre-polifonica all’Università di Venezia e al conservatorio romano di Santa Cecilia, rivela al giornalista della Domenica del Corriere di possedere alcuni filmati, registrati in bianco e nero, con il suo ‘cronovisore’, fra cui quello, clamoroso, della passione di Cristo. Credere a Ernetti, come scrive Pulici, è «un puro atto di fede», tanto più che La Domenica del Corriere pubblica, a corredo dell’articolo, una foto del viso martoriato di Gesù che, pochi giorni dopo, si sarebbe rivelata una clamorosa bufala, essendo paro paro l’immagine del volto di una statua lignea del Cristo conservata in uno dei santuari più brutti d’Italia (di orribile modernismo), ovvero quello dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, frazione del comune di Todi, in provincia di Perugia.

Ed ecco la prima bastonata che prende Ernetti: chiaramente, se l’intervista che concede a un giornalista professionale come Maddaloni è del tutto vera, la foto è un clamoroso falso, è una ‘suggestion de présentation’ per far spalancare la bocca ai lettori. Ma non basta: il ‘cronovisore’ avrebbe registrato anche altri eventi del passato. L’intervista si conclude con questa affermazione di Ernetti: «La macchina del tempo esiste e funziona, ne abbiamo avuto la controprova captando eventi del passato recente per i quali si disponeva di documentazione certa. Attendiamo i test americani, che sono tuttavia pletorici». (…). La macchina, però, «non sarà mai qualcosa di divulgabile, pena il sovvertimento dell’ordine costituito o status quo ante come si preferisca». Ma, allora, si chiede Pulici, perché una persona colta, seria, un professore universitario come Ernetti, che – pare – abbia collaborato nella ricerca anche con Enrico Fermi e altri fisici di livello internazionale – avrebbe dovuto rilasciare un’intervista a un settimanale ad alta diffusione se la notizia avrebbe potuto sovvertire l’ordine mondiale? Bisogna attendere le risultanze americane? O Ernetti è un pazzo narcisista?

Difficile rispondere, eppure lui conclude: «Verrà il tempo in cui potrò parlare». Tempo mai giunto. Ma come funzionerebbe, spiegata a un profano, questa ‘macchina del tempo’? «Si basa su un principio di fisica, accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono né si trasformano, e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse sono energia». «Faccia un esempio», gli chiede Maddaloni: «Facciamo il caso del suono», risponde Ernetti (…). «Questa onda sonora si divide in suoni armonici, ultrasuoni, ipersuoni, iposuoni, eccetera. Dunque non è distrutta, ma si trova nella stessa situazione della disgregazione della materia, mediante la teoria atomica. La materia, come si sa, oggi viene disgregata non soltanto fino all’atomo, ma sino agli elementi più infimi e con processi particolari viene ricostruita nella sua forma primaria: ciò è possibile perché è energia. Certo che per ricostruire ci vogliono determinati apparecchi» (…) «Nessuna energia viene distrutta, tutt’al più si trasforma». (…). «Gli utrasuoni, ad esempio, noi non li sentiamo mai con il nostro udito limitato» (…) «ma ci sono animali che sentono anche gli ultrasuoni». E anche le piante, aggiungo, se crediamo alla recente ricerca di Lilach Hadany, biologa evoluzionista dell’Università di Tel Aviv, pubblicata dalla rivista scientifica Cell e lanciata dalle agenzie proprio nei giorni scorsi, secondo la quale le piante ‘stressate’ emettono suoni ad altissima frequenza e dunque non rilevabili dall’orecchio umano, ma ascoltati da altre piante, insetti e alcuni animali e ora anche delle apparecchiature dell’Ateneo israeliano.

Va ricordato che Ernetti raccontava della sua ‘macchina del tempo’ oltre mezzo secolo fa, quando la meccanica quantistica non aveva raggiunto gli attuali livelli di ricerca. Dal 1972 in avanti, però, Ernetti viene fagocitato da fanfaroni, riviste e libri italiani, francesi, spagnoli, americani che, salvo rare eccezioni subito messe da parte, lo coprono di ridicolo, convinti, invece, di promuovere la sua ricerca (oltre che di divulgare succose scemenze parapsicologiche e persino esoteriche che fanno vendere, ma che dagli studi del professore benedettino sono lontane anni luce).

Il ‘cronovisore’ di Ernetti venne mostrato – racconta Pulici – a papa Pio XII che sarebbe rimasto assai turbato dalle immagini, soprattutto quelle di carattere religioso. Ma, se esistesse, oggi, dopo la morte di Ernetti, dove sarebbe? Non si sa, ma voci ricorrenti e piuttosto attendibili dicono si trovi in Vaticano, fatto sta che una coltre di fumo è calata sul ‘cronovisore’. Nessuno presso la Santa Sede, anche personaggi molto in alto che l’autore ha contattato, hanno voluto tornare sull’argomento. L’ennesimo mistero vaticano?

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