A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Alzi la mano chi prima e soprattutto dopo il risultato di Sassuolo-Inter non abbia pensato al vecchio detto che Andreotti riferiva alla politica, ma da noto appassionato avrebbe potuto applicare tranquillamente al pallone. La penultima in classifica che vince contro i campioni d’Italia. Contro la corazzata che in stagione ha perso solo due partite (l’altra era l’andata). Contro una macchina da gol che segnava da 42 partite di fila, e ieri è rimasta a secco. Riassunto: il Sassuolo di Carnevali che vince il match da ultima spiaggia contro l’Inter dell’amico Beppe Marotta.

Premessa: chi scrive non crede e non crederà mai alla maldicenza da tutti più o meno chiacchierata delle ultime ore. Cioè che dopo anni di affari sul mercato e di un atteggiamento a volte arrendevole tanto da valere l’immeritato soprannome di Scansuolo, nel momento del bisogno il club emiliano abbia beneficiato di un occhio di riguardo dai nerazzurri. Non si può pensare davvero che la partita sia stata condizionata dai rapporti personali, che un manager della statura di Marotta possa mai suggerire alla sua squadra di scansarsi, robe da calcio anni Ottanta, neppure. E perché poi giocatori come Lautaro, Mkhitaryan o Pavard avrebbero dovuto perdere. Ci sono altre spiegazioni alla prestazione poco spiegabile dell’Inter: il turnover, l’adrenalina che cala dopo la vittoria dello scudetto e la festa di domenica scorsa. Semplicemente il caso, che nel calcio fa brutti scherzi. Tipo l’Inter campione d’Italia che lascia sei punti tra andata e ritorno proprio al Sassuolo ad un passo dal baratro. Resta la coincidenza, che però pesa sul campionato: il Sassuolo fino a sabato era praticamente spacciato, magari retrocederà comunque ma intanto è rientrato in corsa. Grazie a questi tre punti, che valgono doppio perché nessun altro li ha fatti contro la capolista. Adesso l’Inter perderà anche venerdì a Frosinone, scenderà in campo così dimessa pure all’ultima col Verona? Se davvero alla fine risulteranno decisivi, gli “hater” del Sassuolo avranno un motivo in più per odiarla.

Questa partita infatti non fa altro che fomentare questa curiosa acrimonia che accompagna i neroverdi, con mezza Italia che sta tifando per la loro retrocessione. Un sentimento a tratti inspiegabile. Si dirà che si tratta di una squadra “di plastica”, senza una piazza alle spalle quando ce ne sono altre che non hanno avuto la stessa fortuna. Un po’ di invidia non basta, ciò che in altri casi è stato chiamato favola (ve lo ricordate il Chievo, ad esempio?), qui viene avversato. Tanto più che il Sassuolo proprio non meriterebbe tutto questo odio. Perché se è vero che è stato un fenomeno costruito in provetta, grazie ai soldi e alla passione del compianto patron Squinzi, bisogna anche riconoscere che è stato un bel fenomeno. Una squadra di provincia che ha fondato la sua identità quasi sempre sul bel gioco, lanciando allenatori come De Zerbi, Dionisi e Di Francesco. Un progetto virtuoso, che ha puntato sulla valorizzazione dei giovani, possibilmente italiani: negli ultimi anni nessuno ha cresciuto così tanti azzurri per la nazionale, da Frattesi a Scamacca, passando per Locatelli, Raspadori, ovviamente Berardi. Ed esserseli fatti pagare caro, argomento spesso rinfacciato dai tifosi delle big, non è certo una colpa.

Semmai è proprio il contorno che oggi sconta il Sassuolo, piccola seduta al tavolo delle grandi, con le grandi. La rete di contatti del potente direttore Carnevali. Gli affari della sua Master Group anche con la Lega Calcio. I rapporti privilegiati con più o meno tutte le big, prima soprattutto la Juventus, poi l’Inter, senza disdegnare nemmeno la Roma. La politica del cedere i propri pezzi pregiati, a cifre folli ma con formule fantasiose, accettando spesso in cambio dei talenti dei vivai altrui con valutazioni generose. Insomma, quell’amichettismo calcistico che ha finito per diventare, più dei giovani e del bel calcio, la vera cifra caratteristica di questa squadra. Perché – come spiega una delle frasi più celebri di Carnevali – “è sempre una cosa giusta tra società darsi una mano quando ci si può aiutare”. Ma non parlava della partita con l’Inter.

Twitter: @lVendemiale

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