Secondo il presidente del Senato Ignazio La Russa, “l’attentato di via Rasella non è stato una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana: hanno ammazzato una banda musicale di altoatesini, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non”. La seconda carica dello Stato descrive così l’attentato dei partigiani che costò la vita a 35 persone, a cui i nazisti reagirono con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 civili. Nella sua intervista a Libero, La Russa parla a ruota libera e invece di porre l’accento sulla brutalità della rappresaglia nazista, condanna l’attacco compiuto dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP). Soprattutto però, dice almeno due falsità dal punto di vista storico. Innanzitutto, definisce le 35 vittime “una banda musicale di altoatesini”: si trattava invece del terzo battaglione del Polizeiregiment Bozen, appartenente alla polizia nazista e formato da reclute arruolate con la forza in Alto Adige. Il 23 marzo 1944 stava marciando per le vie di Roma dopo aver sparato al poligono, come era solito fare cantando Hupf, mein Mädel (Salta, ragazza mia). Il fatto che cantassero però non faceva di loro una banda musicale: erano un reparto militare della Ordnungspolizei creato in Alto Adige dai nazisti nell’autunno 1943. La Russa sostiene anche che fossero “semi pensionati”. Falso, visto che il più anziano delle vittime aveva 42 anni.

La reazione dell’Anpi – “Le parole di La Russa sono semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza”, afferma il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo. “Il terzo battaglione del Polizeiregiment colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti – ricorda Pagliarulo – stava completando l’addestramento per andare poi a combattere gli Alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani”. “L’attacco di via Rasella, pubblicamente elogiato dai comandi angloamericani – prosegue il presidente dell’Anpi – fu la più importante azione di guerra realizzata in una capitale europea. Dopo la presidente del Consiglio, anche il presidente del Senato fa finta di ignorare che non furono i soli nazisti a organizzare il massacro delle Fosse Ardeatine, perché ebbero il fondamentale supporto di autorità fasciste italiane“.

La replica di Pd e M5s – Alla nota dell’Anpi si aggiungono le reazioni della politica. “Parole indecenti, inaccettabili per il ruolo che ricopre”, le definisce la segretaria del Pd Elly Schlein. “Siamo di fronte ad un esempio di revisionismo storico che, inoltre, sposa il punto di vista dei fascisti. Mi dispiace per La Russa ma non è accettabile mettere sullo stesso piano i partigiani che combattevano per liberare l’Italia e i nazifascisti”, dice il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. “L’ennesima dichiarazione revisionista del presidente del Senato su quanto accaduto a via Rasella non nasconde solo rigurgiti ideologici che una destra seria e moderna dovrebbe aver superato, ma anche il palese tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle inadeguatezze di questo governo”, afferma Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera. “Ignazio La Russa, con le sue idee, oggi è presidente del Senato anche grazie a tutti i partigiani di qualsiasi orientamento e ai comunisti italiani che hanno combattuto per la libertà e hanno contribuito a costruire la democrazia. Se avessero vinto i nazisti e Benito Mussolini, di cui conserva a casa il busto, chi non la pensa come La Russa sarebbe in carcere o ucciso. Questa è la semplice verità. Bisogna ribadirlo perché la giusta lotta partigiana contro l’occupazione nazista non può essere oggetto di revisionismo”, dice il deputato del Pd Nicola Zingaretti. “Riteniamo inaccettabili le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa che ha definito un attacco pretestuoso l’attentato di Via Rasella. Essa rappresenta invece l’azione più efficace portata avanti dai partigiani a Roma nel corso della Resistenza”, scrivono in una nota, Marco Cappa, coordinatore di Italia Viva Roma, e Valerio Casini, capogruppo di Italia Viva in Campidoglio. Su Twitter il commento del deputato e coordinatore di Articolo 1, Arturo Scotto: “Le parole di La Russa su Via Rasella sono un atto di revisionismo senza precedenti. Come dire: i partigiani se la sono un po’ cercata. La seconda carica dello Stato non può confondere le vittime con i carnefici. E sdoganare il punto di vista dei fascisti. Indegno e vigliacco“.

La Russa difende Meloni – L’uscita di La Russa durante il podcast Terraverso di Libero serve a difendere la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, secondo la quale alle Fosse Ardeatine sono state uccise 335 persone solo perché di nazionalità italiana. La sua affermazione in occasione dell’anniversario dell’eccidio aveva scatenato la dura reazione dell’Anpi: nella dichiarazione infatti non compariva da nessuna parte la comune provenienza antifasciste delle vittime delle Fosse Ardeatine, scelte tra le persone già in carcere nella Roma occupata dai nazisti, come rappresaglia appunto per l’attentato partigiano di via Rasella. E anche l’affermazione del presidente del Senato è destinata a provocare polemica. Nell’intervista a Libero La Russa invece difende le parole della premier Meloni: “È un attacco pretestuoso – sostiene – Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti, anche politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che collaborava con loro”. Le persone “rastrellate a caso” di cui parla il presidente del Senato furono dieci civili catturati nelle vicinanze di via Rasella immediatamente dopo l’attentato. Le altre 325 persone furono individuate in una lista di prigionieri: almeno 75 di loro erano ebrei in stato di arresto per motivi razziali.

Il commento sul 25 aprile – Continuando sulla stessa linea, La Russa non risparmia opinioni personali anche sul 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, quanto meno dimenticando di essere il presidente del Senato: “Come festeggerò? Glielo dico il 22. Qualunque cosa dicessi ora aprirebbe una discussione di un mese. Comunque io non mi sono mai sottratto alle celebrazioni istituzionali del 25 aprile. Quando ero ministro della Difesa andai a rendere omaggio al Cimitero Maggiore di Milano portando dei fiori sulle tombe dei partigiani. Di tutti, anche di quelli rossi, che come è noto non volevano un’Italia libera e democratica perché avevano il mito della Russia comunista. Ma io comunque li ho omaggiati perché sono morti per un’idea e pertanto meritano rispetto”. La Russa sostiene comunque di rispettare la promessa di essere il “presidente di tutti“. Infatti dice: “Penso che tutti mi riconoscano che svolgo il mio ruolo garantendo a tutti gli stessi diritti previsti dalle leggi e dai regolamenti parlamentari. Però questo non significa che io debba avere le idee di tutti, altrimenti non avrei idee mie”.

Le altre uscite, dai migranti ai diritti – Le idee la Russa, nonostante il suo ruolo di seconda carica dello Stato, le esprime su tutto. Ad esempio sulla questione migranti: “L’Italia paga il fatto di aver avuto per decenni il partito comunista più grande d’Europa e che ci ha lasciato in eredità il concetto internazionalista di ritenere le frontiere una cosa obsoleta“. E ancora: “A peggiorare il quadro si è aggiunta la cultura radicalchic, che instilla il concetto per il quale tutti hanno diritto di andare e radicarsi dove vogliono a prescindere dalle intenzioni della nazione ospitante”. Il presidente del Senato poi sostiene la lotta alla maternità surrogata: “La fanno anche le femministe, amici gay, tutti contro questo obbrobrio che sa tanto di razzismo, come avete dimostrato voi di Libero con la copertina sui colori della pelle dei figli in vendita come le tonalità di parquet”. E sulle adozioni un altro commento: “Piuttosto che all’orfanotrofio io un bambino ad una coppia gay non ho difficoltà ad immaginarlo”. Poi La Russa aggiunge: “La cosa sbagliata però è dire che per il bambino è la stessa cosa avere due papà o due mamme rispetto all’avere un papà e una mamma. Non è la stessa cosa, poi magari può stare bene comunque“.

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