di Maurizio Contigiani

Il bipolarismo è la versione democratica più ingannevole, fatta per fregare la gente. La coalizione A non differisce molto dalla coalizione B, fanno parte dello stesso vinile, così funziona dappertutto, la cui punta dell’iceberg è proprio lo Zio Sam dove votare un candidato democratico o repubblicano non cambia di una virgola l’impostazione di quel paese.

L’auspicio della foto in cui sono ritratte le opposizioni insieme a Landini è un falso storico. Il potere nella Prima Repubblica era legato agli Stati Uniti, l’alternanza non esisteva, a comunisti e missini non sarebbe mai stato concesso di governare, tantomeno loro avrebbero mai ambito di farlo insieme. Così è oggi: il ‘Sesto’ Polo di Calenda, il partito di Fratoianni, di cui non ricordo nemmeno il nome, il Pd e quel che rimane del Movimento Cinque Stelle, apparentemente, non dovrebbero avere niente in comune se non l’intento reciproco di mangiarsi la testa come nel tredicesimo canto dell’inferno.

La tendenza, invece, è di portarci ad avere un secondo schieramento molto simile all’esecutivo che governa attualmente, per niente fascista, patriota, sovranista, cristiano, etc. solo perfettamente integrato nelle logiche che regolano l’Occidente e il suo capitalismo degenerato. Un secondo schieramento, che differisca solo in dettagli risibili e anch’esso, naturalmente spalmato nelle logiche che regolano l’Occidente, un partitone “finto progressista”, che illuda di poter cambiare senza che in realtà, nell’alternanza obbligatoria, succeda qualcosa.

La guerra dei voti tra Pd e Conte non è altro che l’assestamento del progetto e Conte la perderà, Calenda, Renzi, Fratoianni spariranno, oppure si dovranno adeguare.

Il Pd, per gli Stati Uniti, è stato e dovrà essere sempre “il partito di contenimento della vera sinistra in Italia” (Wikileaks, ambasciatore Usa, settembre 2008) e non ce n’è per nessuno, così è e così rimarrà fino a quando ci saranno gli americani. Avevamo imparato a farcene una ragione quando ai Dem non faceva schifo avere il supporto prima di Alfano, poi di Verdini, dovremmo imparare a rassegnarci quando votare Meloni o Schlein sarà come preferire un presidente americano democratico o repubblicano.

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