I gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 sono stati danneggiati in presunti atti di sabotaggio di cui non si sa, ufficialmente, chi siano i responsabili. Il New York Times ha pubblicato nei giorni scorsi un’inchiesta in cui risulta che a danneggiare gli impianti sia stato un gruppo “pro Ucraina”, ma non ci sono indicazioni rispetto al coinvolgimento di Zelensky e del suo governo. A tornare però su questa conclusione è il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov, che la liquida le ricostruzioni del New York Times come “un tentativo da poco per sviare l’opinione pubblica internazionale”. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergey Lavrov ha aggiunto – di fatto minacciato – che la Russia penserà “a come rispondere all’Occidente” se una “indagine obiettiva e imparziale” sulle esplosioni nei gasdotti dovesse essere “bloccata”. Ryabkov, di suo, punta senza esitazione il dito contro gli Stati Uniti: “È chiaro – ha affermato – che Washington è responsabile per questo atto terroristico senza precedenti”.

Intanto il primo vice rappresentante permanente alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, ha dichiarato che la Russia distribuirà presto la corrispondenza con Germania, Danimarca e Svezia, relativa alle indagini sugli incidenti del Nord Stream, tra i membri del Consiglio di sicurezza. “Negano qualsiasi accesso alle informazioni, negano qualsiasi partecipazione indipendentemente dal fatto che siamo una parte interessata e quindi dovremmo essere parte di questa indagine, ma ci stanno solo scrivendo alcune lettere dicendo di farci gli affari nostri”, ha aggiunto. Conclude: “Per essere trasparenti pubblicheremo l’intera corrispondenza molto presto”. E anche per Polyansky le recenti notizie pubblicate dai media occidentali sugli incidenti del Nord Stream sono “un tentativo di distogliere l’attenzione da ciò che è realmente accaduto”. Quanto al voto della risoluzione su un’indagine internazionale per gli atti di sabotaggio ai gasdotti, “si terrà al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite molto probabilmente a fine marzo, anche se i lavori per l’approvazione preliminare del testo non procedono molto bene. Abbiamo condotto tre tornate di consultazioni. Ma a un certo punto, probabilmente entro la fine di marzo, metteremo ai voti questo testo. E non sarei sorpreso se i paesi occidentali proveranno a fingere che sia eccessivo. Diranno ‘non ne abbiamo bisogno’, ‘le informazioni non sono affidabili’ e così via”.

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