di Stefania Rotondo

Chiedo scusa in anticipo a tutti coloro che continuano a darmi della filo putiniana, che mi urlano sui giornali e nei talk show che per il mio pacifismo ‘da divano’ l’orso gongola e che solo per questo non dovrei dormire la notte.

Chiedo scusa di esistere, di pensare, di farmi domande e di cercare risposte.

Io non dormo in realtà perché il mio occidente, fondato sulle basi morali della libertà, uguaglianza e fratellanza, invece che avere politici autorevoli e coraggiosi in cerca di soluzioni diplomatiche in Ucraina, ora si arma e arma.

Ho abbastanza sostanza grigia per capire che la guerra in Ucraina è nata nel 2014 come una guerra civile, di cui conoscevamo la devastazione e le conseguenze per la vicinanza geografica alla Nato, tanto da armare gli ucraini da anni, ma nella quale non ci è convenuto esporci perché con la Russia ci abbiamo fatto belli affari per decenni. Anna Politkovskaja ci ha provato in tutti i modi a dirci chi era Putin. Lei è morta per questo. Ma l’orso era un bel business. Per questo non eravamo intervenuti in Cecenia o in Georgia?

L’occidente non è mai stato così sovrapponibile alla Nato come ora. Jens Stoltenberg ha chiesto agli Stati membri di aumentare le spese per la difesa in modo da sostenere Kiev (il 2% del Pil diventerà il minimo, non più il massimo; ma il riarmo non è comune, ogni Paese si arma come vuole e come può). Kiev sta aspettando altre armi occidentali, più efficaci, che serviranno per la temuta offensiva russa di primavera.

So che gli ucraini, come tanti altri popoli in questo mondo ahinoi multipolare, stanno morendo per la libertà e che sono stati invasi, ma io non tifo per Putin, io tifo solo per la pace che va costruita (il Mozambico ne è un esempio virtuoso), non disfatta come la tela di Penelope.

Ma continuo a sbagliare io, a pensare utopisticamente alla pace, come mi ha rimproverato Antonio Polito sul corriere.it del 23 febbraio, a farmi infinocchiare da politici che seppur di diversa storia e provenienza come Berlusconi cavalcano tornaconti elettorali, ad avere paura delle conseguenze di una guerra che non considero mia, a farmi fuorviare dalla cultura cattolica e comunista anti-capitalista, anti-americana e conseguentemente anti-ucraina. Ma soprattutto continuo a sbagliare nel non vedere lo spessore di politici come Biden, Meloni, Macron e Scholz e il loro impegno a sostenere Kiev ‘as long as it takes’, e di essere la responsabile di uno scontro valoriale combattuto sulla pelle del popolo ucraino.

La prima vittima in ogni guerra è la verità. Il primo invasore senza scrupoli di ogni guerra è la propaganda. Essa appartiene agli invasori ma anche agli invasi. Fa parte del gioco. E quando Josep Borrell, alto rappresentante della politica europea, cioè un ‘disoccupato’ visto il fallimento tangibile di una comune politica europea (figuriamoci di un esercito comune!), dice che ‘questa guerra illegale contro l’Ucraina riguarda il mondo intero’, io due domande me le faccio e provo a far funzionare quel cervello che voi continuate a giudicare non funzionante.

La guerra in Ucraina è già la terza guerra mondiale. ‘Sta diventando una guerra per procura tra gli Usa e la Russia’, dice il politologo americano fondatore di ‘Eurasia’, Ian Bremmer. E nonostante tutti i nostri sforzi, l’orso non si è indebolito, sta facendo affari con la Cina e con più dell’80% del mondo.

Domando a voi che il cervello lo avete: chi vi è sembrato più debole nei discorsi tenuti qualche giorno fa? Putin inamovibile che ha parlato per quasi due ore e senza pause, o Biden traballante che in un discorso fotocopia dell’anno scorso in 45 minuti ha fatto capire che non sa come uscire da questo guaio se non armando e infondendo coraggio agli alleati disorientati?

Forse che la diplomazia sia l’unica via di uscita, prima che il folle orso possa fare qualcosa che non potremmo più contenere, evitando che in Ucraina continuino a morire? Non è che poi li abbandoniamo come abbiamo fatto in Iraq appena vedremo la mala parata?

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