Dopo quasi sei anni arriva la pace giudiziaria tra Report e Roberto Benigni. L’avvocato Michele Gentiloni, legale del regista premio Oscar e della moglie Nicoletta Braschi, comunica che i suoi assistiti hanno ritirato la querela per diffamazione sporta contro il programma di Rai 3 per il servizio sugli “Umbria studios” andato in onda il 17 aprile 2017. La trasmissione raccontava di un progetto ambizioso della coppia: trasformare gli studi di Papigno, una frazione di Terni dove aveva girato La vita è bella e Pinocchio, in un nuovo prestigioso polo cinematografico nazionale. Le cose però non andarono come previsto: l’operazione fece accumulare alla coppia un debito da cinque milioni di euro, di cui si fece carico nel 2005 Cinecittà Studios (la società di Luigi Abete, Aurelio De Laurentiis e Andrea Della Valle che gestiva il complesso romano) rilevando gli studi umbri. Il servizio concludeva spiegando che con il ritorno di Cinecittà in mano pubblica – formalizzato poco tempo dopo – lo Stato si sarebbe ritrovato sulle spalle anche l’investimento in perdita di Benigni e Braschi. Il giorno dopo la messa in onda della puntata, i due avevano querelato il conduttore di Report Sigfrido Ranucci e il giornalista Giorgio Mottola.

Ora quel procedimento è stato dichiarato estinto per remissione di querela. Secondo l’avvocato della coppia, la decisione è stata presa perché “gli imputati hanno emesso un comunicato nel quale hanno rettificato le notizie false diffuse sul conto dei signori Braschi e Benigni e si sono rammaricati degli effetti del servizio incriminato”. Leggendo la nota firmata da Ranucci e Mottola, però, non si intravedono rettifiche né scuse: i due giornalisti si limitano a ribadire quanto avevano precisato fin dall’inizio, e cioè “che Nicoletta Braschi e Roberto Benigni per acquistare e ristrutturare i teatri di posa di Papigno hanno utilizzato solo fondi personali”. “Non abbiamo mai detto che Benigni e Braschi hanno usufruito di finanziamenti pubblici per ristrutturare gli studi di Papigno: ci dispiace se sono nate delle incomprensioni a seguito del servizio e siamo lieti che le presenti ulteriori precisazioni abbiano consentito di rinunciare alle iniziative giudiziarie intraprese nei nostri confronti”. Una posizione identica a quella espressa in pubblico da Ranucci al momento della querela: “Non abbiamo mai detto che Benigni ha usufruito di finanziamenti pubblici per ristrutturare gli studi di Papigno. I dieci milioni di fondi pubblici, citati dal sindaco di Terni, sono serviti per bonificare e sistemare il contesto intorno all’operazione”. Il servizio, spiegava il curatore di Report, “ha dato conto del fatto che Cinecittà Studios ha di fatto “rilevato” i cinque milioni investiti da Benigni nella società. Abbiamo poi sostenuto che quel debito rischiamo di pagarlo noi, se dovesse andare in porto la trattativa per riportare Cinecittà sotto l’egida dello Stato”.

Per sciogliere l’equivoco Ranucci interviene con un post su Facebook: “Non corrisponde al vero quanto riportato da alcuni organi di stampa in merito a una presunta rettifica di Report sulla puntata “Che spettacolo” del 2017. Quello che è stato pubblicato è un comunicato congiunto nel quale si ripercorreva la vicenda e si annunciava la composizione bonaria. Non ci sono mai state state notizie false pubblicate da Report. Questo per amore della verità, è sufficiente rivedere la puntata”, scrive, postando il link alla piattaforma RaiPlay. Qualche settimana fa il conduttore si era rivolto pubblicamente a Benigni dopo il suo monologo sulla Costituzione a Sanremo, in cui aveva sottolineato come il suo articolo preferito fosse l’articolo 21 sulla libertà d’informazione: “Sono certo che per coerenza il maestro nei prossimi giorni ritirerà la querela che nel 2017 ha presentato nei confronti del sottoscritto, del collega Giorgio Mottola, della Rai e di Report”, scriveva Ranucci. È stato accontentato.

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