È la legge della domanda e dell’offerta a influire più di ogni altra cosa sull’aumento dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli delle ultime settimane. Perché alcune varietà di frutta e verdura sono state meno disponibili a causa degli eventi climatici estremi, come maltempo e gelate. Nei mercati all’ingrosso sono saliti i prezzi di peperoni e melanzane che la scorsa settimana hanno superato i 3 euro al chilogrammo, ma anche quelli dei pomodori, che per alcune varietà hanno superato i 4 euro. Un trend che preoccupa, dato che l’ortofrutta rappresenta circa il 20% della spesa alimentare degli italiani, la fetta più consistente del paniere. Ma gli esperti del settore chiariscono: l’aumento dei prezzi non ha riguardato solo quelle varietà di frutta e verdura le cui produzioni necessitano di più energia, ma soprattutto quelle più fragili rispetto agli eventi climatici estremi. Un fenomeno già osservato nel 2022, sia per il maltempo che per la siccità. Lo spiega a ilfattoquotidiano.it Michele Ponso, presidente della Federazione nazionale frutticola di Confagricoltura. “Certamente arriviamo da un periodo caratterizzato da prezzi alti dovuti al costo dell’energia e delle materie prime e che hanno un impatto su packaging, trasporti e su tutta la filiera” sottolinea, ricordando anche il peso dei prezzi di concimi e fertilizzanti che, solo di recente, hanno registrato un calo. “Ma è stato il maltempo a ridurre, dall’oggi al domani e in maniera esponenziale, la disponibilità di alcuni prodotti portando a una vera e propria impennata” spiega Ponso, ricordando il disastro avvenuto in Sicilia, con campagne sott’acqua, danni alle serre e alberi abbattuti.

Verdura e ortaggi i più penalizzati dal maltempo – “Mentre la carenza di acqua semina certamente effetti negativi su frutta e verdura – aggiunge – ci si sta attrezzando con un utilizzo più razionale della risorsa idrica e, per ora, si sta tamponando una situazione a rischio. Solo nei prossimi mesi si potrà fare un bilancio. Se continua così, sarà un problema”. Ma a soffrire di più la siccità sono colture come grano e mais. Ortaggi e verdura, invece, sono i più colpiti dal maltempo che può distruggere il lavoro di mesi in poche ore. Su questo tipo di prodotti le violente piogge hanno effetti persino più devastanti della carenza di acqua. “Tanto che nei mercati all’ingrosso determinate varietà – spiega il presidente della Federazione nazionale frutticola di Confagricoltura – in alcuni giorni, sono aumentate di oltre il 100 per cento. La frutta, almeno, può essere conservata nelle celle, anche se questo significa calcolare il costo dell’energia necessaria conservarla. La verdura, invece, non si conserva. Ed è questa la ragione che fa oscillare i prezzi di insalate, cavoli, pomodorini, zucchine”.

L’aumento dei prezzi – Ma qual è il trend dei prezzi? “Al 15 febbraio 2023, nei mercati del centro e del Nord Italia la quotazione del prezzo medio all’ingrosso della lattuga è stata di 2 euro al chilogrammo – spiega Massimiliano Del Core, della Federazione nazionale orticola di Confagricoltura – il pomodoro italiano ramato parte dai 3,50 euro, quello a grappolo vai dai 3 ai 3,3 euro, quello datterino dai 4,50 euro in su e quello Picadilly è sui 2,50 euro al chilogrammo. Le melanzane partono da 3,60 euro al chilogrammo, per le zucchine siciliane si va da 3 a 3,50 euro, mentre i peperoni sono a 4 euro”. Significa che questi prodotti sono aumentati, in media, tra il 10 e il 15% rispetto a gennaio 2023 e del 40-45% rispetto a febbraio dello scorso anno. Un andamento che è possibile verificare anche dalle elaborazioni della Borsa Merci Telematica Italiana sulla base dei dati MISE-Unioncamere, che forniscono il quadro dei prezzi all’ingrosso nei mercati delle ultime settimane. “La dinamica che si è registrata a gennaio 2023 – spiega Del Core – l’ultimo mese su cui abbiamo a disposizione un monitoraggio più o meno puntuale, indica un sensibile aumento di prezzo (rispetto allo stesso mese del 2022) per alcuni prodotti specifici, per esempio per le arance siciliane, proprio perché ce ne sono molte meno a causa di eventi estremi”.

I prodotti meno disponibili – Altri esempi sono i finocchi, il cui prezzo è aumentato del 38% (dati Monitor Ortofrutta di Agroter), le melanzane, aumentate del 20%, i peperoni (+12%), i pomodori (+14%), le zucchine (+18%). “Tutti rincari causati dall’incapacità di immettere prodotto sul mercato, a causa di eventi climatici che ne hanno ridotto moltissimo la disponibilità” spiega Del Core. Tanto che, sempre dalla Sicilia, arrivano meno melanzane, peperoni e pomodori (soprattutto le varietà rosse) per i quali si aggiunge il discorso dei costi di produzione che, comunque, hanno un peso nei prezzi, particolarmente alti soprattutto per ciliegino e datterino. Oltre alla Sicilia, poi, anche il Lazio fa fatica a soddisfare la domanda di zucchine, meno disponibili a causa dell’altalena di temperature.

Confagricoltura: “Non c’è speculazione” – “Sia chiaro, però – aggiunge Massimiliano Del Core – l’aumento dei prezzi non è stato il frutto di una speculazione da parte del segmento produttivo. Non si è mai verificata, come invece si credeva, un’impennata dei prezzi al consumo per verdura e ortaggi causata principalmente dell’aumento delle materie prime. Gli aumenti che si sono verificati nel settore ortofrutticolo, aggiunge, “sono sempre stati determinati, anche nel 2023, dalla carenza di prodotto causata dagli eventi climatici. E, di fatto, sono sempre stati largamente al di sotto dei punti di inflazione mediamente recepiti dagli altri settori economici e frutto, quelli sì, di speculazioni e all’aumento delle materie prime”. È in base all’offerta di prodotto, quindi, che il prezzo si stabilisce e si stabilizza sul mercato. Gli effetti, però, si osservano anche nei consumi degli italiani. Tanto che l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori sottolinea proprio “le difficoltà delle famiglie, che si traducono in rinunce”. E quella che consiste nel ridurre il consumo di frutta e verdura “riguarda il 12,9% dei cittadini”.

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