Finalmente Sanremo e Fantasanremo sono finiti. Finora la squadra di Fantasanremo mi ha dato soddisfazione: 205esimo su più di un milione di avversari (in attesa che arrivino i punteggi definitivi in serata). Devo ringraziare Sethu ultimo nella classifica dei cantanti in gara, ma primo nel Fantafestival. Recrimino un po’ per la scelta degli Articolo 31 di indossare il cappello ogni sera (malus -10). Mi è spiaciuto anche che i Coma-Cose non si siano baciati sulla bocca tutte le sere (+ 10 punti). Con in squadra Rosa Chemical ne avrei presi (limone +15).

Va bene così, tanto tutto quello che riguarda il Festival non esisterà più. Per me Sanremo è un ologramma e un buco nero. Un ologramma in cui ognuno proietta una parte di se stesso: la voglia di festeggiare, l’amore per la musica, l’esigenza di vivere qualcosa insieme agli altri, una sfogo politico, l’odio per lo spreco, di denaro che avrebbe potuto salvare la vita a migliaia di persone. Dalla proclamazione del vincitore si trasforma invece in un buco nero, che inghiotte tutti i suoi ingredienti: cantanti, super ospiti, stonature (record quest’anno), monologhi a favore delle donne e monologhi equivoci sulla prostituzione, foto di politici vestiti da nazi, mazzi di fiori, rose devastate, divani, sofà, torsoli di mela, sex toys, lettere da Zelensky e le giacche di Amadeus…

Una similitudine che mi piace è quella con la cima (‘a cimma) piatto ligure reso famoso in tutta Italia dall’omonima canzone di Fabrizio De Andrè. Si fa con una tasca di pancia di vitello, farcita con una quantità esagerata di ingredienti, alcuni avanzati in settimana, poi bollita in brodo di verdure. E’ un piatto difficile, che va seguito con molta attenzione, perché la cima può addirittura esplodere in fase di bollitura. E’ un rituale che finisce, come canta De Andrè: “poi vengono a prendertela i camerieri – ti lasciano tutto il fumo del tuo mestiere”. Così è Sanremo, un piatto preparato per mesi di cui poi non rimane nemmeno il profumo, ma che ha messo a rischio anche la vita di chi ci ha lavorato.

Mi vengono in mente soprattutto I Cugini di Campagna su quelle zeppe trampolate. Una distorsione alla caviglia a 80 anni è diversa che a 20 (“io non sono altro che un dottore che si è fatto male” cit.). Il lavoro da Cugino di Campagna ha tutti i requisiti per entrare nella lista Inps dei lavori usuranti. Subito dopo il loro, come lavoro usurante, metterei il lavoro di autore del Festival (compresi Direttore di rete e Direttore artistico). E’ difficile spiegare il pericolo che si percepisce durante la sua cottura. Qualcosa succede sempre.

Ricordo (aneddoto) quella serata in cui era ospite al Festival (condotto da Fabio Fazio), il ventriloquo spagnolo José Luis Moreno con il suo pupazzo, il corvo Rockfeller. Doveva incontrare Baudo in un momento celebrativo dedicato a Pippo. Purtroppo c’eravamo dimenticati d’avvertire Pippo di questa malsana idea. Non aveva nessuna intenzione di incontrare il corvaccio. A quel punto Josè Luis Moreno non serviva più, ma era già a Sanremo e io lo avevo già incontrato. Uno sguardo di Fabio confermò che toccava a me risolvere il problema. Avvisai Rockfeller che il punto in scaletta, era stato spostato di un’ora, dalle 22 e 30 alle 23 e 30. Non ricordo la scusa utilizzata.

Da subito fu chiaro che Moreno non c’entrava più con il contenuto della serata. Ogni mezz’ora andavo da lui e con scuse diverse lo posticipavo di mezz’ora. A mezzanotte e mezza annunciai un ulteriore lungo ritardo. Moreno e il suo agente mi fissarono con il classico sguardo WTF (cosa c… stai dicendo). In evidente difficoltà dissi: “dopo l’una di notte si alza lo share”. Non aspettai la risposta e mi tuffai, per confondermi, in mezzo alle centinaia di persone stipate nel retropalco, facendo perdere le mie tracce. Rockfeller apparve (velocemente) all’una e un quarto (stesso orario della lettera di Zelensky).

Il giorno dopo la sorpresa. Lo share era stato davvero alto e Moreno molto soddisfatto del mio lavoro, mi offrì di seguirlo come autore personale in una sua prossima tournée mondiale. Cortesemente, rifiutai.

Oggi scopro che José Luis Moreno è stato arrestato (due anni fa) per frode fiscale e riciclo di denaro proveniente da traffico di droga. Chi lavora a Sanremo dovrebbe aver diritto, per decreto legge, ad almeno quindici giorni di ferie pagate dopo la conclusione, per la fatica che comporta. Anzi, a pensarci bene, dopo averlo seguito in tutta la sua lunghezza, li meriterebbero anche gli spettatori.

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