Nello schema di decreto attuativo del nuovo Codice appalti è sparito il riferimento al bollino rosa che certifica la parità di genere nelle aziende. A denunciarlo sono state le parlamentari delle opposizioni, da Pd a M5s fino ad Azione-Italia viva, nel corso di una conferenza stampa congiunta alla Camera dei deputati. L’asse unisce l’ex ministra delle Pari opportunità Elena Bonetti, ma anche le dem Susanna Camusso, Chiara Gribaudo e Debora Serracchiani o la vicepresidente M5s in Senato Alessandra Maiorino. Tutte sono concordi nel denunciare il silenzio dell’esecutivo su quello che definiscono un “vergognoso” passo indietro. La misura, inizialmente prevista dall’articolo 46-bis, non figura più come riferimento esplicito ai fini della premialità nelle gare per gli appalti: il testo è in discussione in queste ore in commissione alla Camera e al Senato e negli articoli 106 e 61 non è citata – per il momento – la norma anche se sono comunque previsti, ai fini delle gare, riferimenti alla parità di genere e alla sua promozione e alla parità generazionale.

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha liquidato le proteste, dicendo che il problema sono le lentezze burocratiche da abbattere. “L’importante è premiare chi lo fa, non costringere le imprese a più burocrazia e a più costi, perché già le imprese stanno affrontando dei costi notevolissimi”, ha dichiarato. “Aggiungere burocrazia e costi non aiuta”. Parole, quelle del leghista, che non hanno fatto altro che riaprire le polemiche.

L’ex ministra Bonetti, nel corso della conferenza stampa, ha rivendicato quanto fatto dal governo Draghi: “Uno dei progetti del PNRR”, ha dichiarato, “è stato introdurre la certificazione sulla parità di genere. Grazie a questa misura, è previsto un incremento del pil uguale a un quarto dell’incremento complessivo portato dal Pnrr. Un aumento strutturale del pil dovuto all’aumento dell’occupazione femminile. Con il governo Draghi avevano fatto passi avanti storici nella scorsa legislatura: avevano modificato il codice degli appalti introducendo premialità per chi ha la certificazione e questo governo l’ha voluto togliere. Ora Salvini faccia un passo indietro affinché non lo faccia il Paese”.

Per la dem Gribaudo “ancora una volta questo governo dimostra di essere contro le donne. Dopo la vergogna su Opzione Donna, ora puntano a smontare il lavoro messo in campo per promuovere l’occupazione femminile. Vogliono fare tabula rasa e annacquare anni di battaglie sui diritti delle donne”. Secondo la deputata Pd, “questa bozza del nuovo Codice degli Appalti prova ad azzerare tutto il lavoro fatto durante la scorsa legislatura, tra cui La legge 162 detta legge su parità salariale, che inserisce proprio la certificazione di parità e la premialità negli appalti per chi fa impresa al femminile e per chi genera occupazione femminile. Era stata approvata all’unanimità dallo scorso Parlamento, ora la rimettono in discussione insieme a tutti i criteri e le clausole previste anche dal PNRR”. E ha concluso: “Non provino a far passare questi strumenti per burocrazia. La battaglia per favorire l’occupazione femminile continua, non faremo passi indietro”. Una posizione condivisa anche dall’ex sindacalista Camusso: “Il codice appalti è un disastro in generale, ma soprattutto per le donne. Ci sarò una nuova stagione di precarizzazione. È necessario invece rialzare la palla del doppio vincolo. La parità è un valore aggiunto non un costo”, ha detto sempre in conferenza stampa.

Protesta anche Alleanza Verdi-Sinistra. “Ma sempre le donne devono pagare?”, ha dichiarato la capogruppo a Montecitorio Luana Zanella. “Salvini torni sui suoi passi. È inaccettabile che uno dei criteri qualificanti del Pnnr, cioè quello del Bollino rosa, sia cancellato. Incredibile che il ministro delle infrastrutture e vicepremier abbia questa considerazione dell’occupazione femminile“.

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