Ha costretto la moglie e le quattro figlie a violenze “orribili” come “mangiare per terra, senza posate, come un animale” o stringere un “sacchetto di plastica” in testa. Per quasi due decenni. Adesso l’uomo, 43 anni, è stato condannato a 20 anni di carcere, dove già si trova dal dicembre di due anni fa, con le accuse di maltrattamenti, violenza sessuale ed estorsione. Era un “padre padrone”, secondo il pubblico ministero Giovanni Tarzia della procura di Milano che ha ricostruito come si è vissuto nella sua famiglia tra il 2003 e il 2021.

I giudici oltre alla violenza sessuale, in particolare sulla moglie, e i maltrattamenti hanno contestato all’imputato anche l’estorsione perché si sarebbe fatto dare la pensione di una figlia disabile e l’uso indebito di una carta di credito dei familiari. Prescritta, invece, un’ipotesi di sequestro di persona. Il pm aveva chiesto una condanna a 16 anni e mezzo. Il tribunale ha deciso di aggravare la pena e ha anche riconosciuto provvisionali di risarcimento, tra i 10mila e i 40mila euro, per la moglie e le quattro figlie.

Il collegio ha inoltre disposto inoltre un anno di misura di sorveglianza per l’uomo quando la pena, se diventerà definitiva, sarà espiata. Già dagli atti di una misura di prevenzione della sorveglianza speciale per 3 anni e mezzo, emessa a suo carico nel gennaio 2022, quando il 43enne era già finito in carcere, era emerso che aveva compiuto per oltre 18 anni “atti di aggressione” contro i suoi familiari “di rara violenza sul piano sessuale, economico e limitativo della libertà personale”. Violenze continue, tra cui botte e insulti.

A una delle figlie, ad esempio, “aveva messo le mani attorno alla gola”, dicendole: “Così come ti ho messo al mondo ti distruggo”. L’uomo, mai condannato per mafia ma appartenente ad una famiglia legata alla camorra (era stato anche ferito a colpi pistola in passato), voleva manifestare un “predominio di genere” con “l’imposizione di un regime di vita finalizzato allo sfruttamento sessuale ed economico delle componenti femminili della famiglia” e con condotte di “stampo padronale”. E usava spesso “un coltello come strumento di minaccia”.

La moglie e tre delle quattro figlie hanno testimoniato nel processo e, tra l’altro, i giudici oggi hanno anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura per un profilo di presunta falsa testimonianza della moglie. Donna che nell’agosto del 2021 era riuscita con le figlie a fuggire dalla casa dove viveva col marito, nel Milanese. Si sono, poi, tutte trasferite in un’altra città.

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