Sono passati poco più di 30 anni dalla morte che fu archiviata come suicidio, ma ora si indaga per omicidio per il caso di Chiara Bolognesi, la 18enne ritrovata morta nel fiume Savio di Cesena il 31 ottobre 1992. Giovedì mattina sono stati riesumati i resti. Oltre al medico legale, a personale di polizia e carabinieri, erano presenti anche il procuratore capo di Forlì Maria Teresa Cameli e il pm Laura Brunelli, titolare del fascicolo riaperto contro ignoti. Obiettivo dell’inchiesta determinare le cause della morte della ragazza e valutare eventuali connessioni con la scomparsa di Cristina Golinucci, 21 anni, nella stessa zona, il primo settembre sempre del 1992.

Chiara Bolognesi fu trovata nel fiume Savio. Cristina Golinucci scomparve davanti a un convento. Le due giovani avevano frequentato la stessa scuola e gli stessi ambienti religiosi, a Cesena. La Procura di Forlì ha riaperto le indagini su entrambe, provando ad aprire scenari inediti, grazie alle tecnologie disponibili nel 2023 e mettendo in fila elementi nuovi, seguendo le connessioni di oggi e di allora. Una delle ipotesi è che possano essere state uccise. Magari anche dalla stessa persona. Chiara sparì il 7 ottobre 1992 e il suo corpo fu ritrovato nel fiume il 31. Di Cristina niente, invece, si è più saputo dal primo settembre di quell’anno e non è servito l ricorso a strumenti come il georadar. Ma la madre, Marisa Degli Angeli, non ha mai perso le speranze e negli anni ha sollecitato a più riprese nuovi accertamenti per ritrovare il corpo della figlia e scoprire l’assassino. Insieme a Filomena Claps, un’altra madre di una ragazza all’epoca sparita, nel 2002 fondò l’associazione Penelope che si occupa proprio di tutelare parenti e amici di chi scompare. Elisa Claps alla fine fu ritrovata nel sottotetto di una chiesa.

Anche la sparizione di Cristina ha un contesto religioso: doveva andare dal suo confessore, un frate cappuccino del convento di Ronta, alle porte dalla città , dove fu ritrovata la sua macchina. Cristina si era diplomata nella stessa scuola di Chiara, conosceva le stesse persone di Chiara e le due ragazze frequentavano la stessa associazione di volontariato. “C’è , quindi, un unico assassino che le ha uccise entrambe”, dice l’avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste la famiglia e Penelope. “È ora che crolli il muro di omertà e facciamo appello a chi sa di parlare per arrivare a fare giustizia per queste due povere ragazze. E non vediamo l’ora che questo assassino vada in carcere. Aspettiamo che Cristina torni finalmente a casa e che possa avere una degna sepoltura”, aggiunge. Nei mesi scorsi ha presentato un lungo e dettagliato esposto. “Chiedo che Dio mi dia almeno i resti di Cristina”, aggiunge mamma Marisa al TgR Rai Emilia-Romagna.

A far ipotizzare un collegamento tra i due casi, anche una delle centinaia di telefonate anonime che arrivarono in quei giorni: la ricevette il parroco di Ronta (che ne ha parlato solo nel 2012) secondo il quale uno sconosciuto gli telefonò per dirgli che di lì a poco avrebbero trovato il corpo di Chiara nel Savio e quello di Cristina nel Tevere, vicino a un convento di cappuccini dove si trovavano due frati che in precedenza era stato a Cesena. L’ultima archiviazione del caso Golinucci risale al 2011, dopo vari sopralluoghi e l’audizione di decine di testimoni. All’epoca una pista portava a uno straniero, alloggiato nel convento, un uomo che si era reso responsabile di una violenza sessuale ai danni di un’altra ragazza. Ma l’ipotesi venne definita infondata. Dalle nuove analisi, sul corpo di Chiara e altre già in corso su alcuni oggetti sotto sequestro affidate ai Ris di Parma, la Procura di Forlì , spera di arrivare alla verità.

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