“Eravamo io, Sonny Colbrelli, Stefania Andriola, Pippo Pozzato, Luca Gregorio e Justine Mattera”. Sembra uno dei noti e variegati elenchi alla Gianni Minà ma chi, sabato 21 gennaio, avrà partecipato alla Race Across indoor potrà snocciolare questi nomi e dire di aver pedalato con loro.

Il ciclismo unisce ex campioni, giornalisti e personaggi dello spettacolo che saranno i capitani delle squadre che danno vita a una staffetta di 12 ore. Con loro, per un’ora ciascuno, appassionati che vogliono dare il loro contributo a una causa molto importante. A mettere tutti in sella è stata, ancora una volta, Sabrina Schillaci, atleta e coach professionista che con la sua organizzazione di volontariato, la Race Across Limits, supporta, informa e sostiene la figura del caregiver promuovendone e tutelandone il ruolo, la dignità e il benessere.

Il caregiver familiare è colui che si prende cura, in maniera totalizzante e continuativa, di un congiunto non autosufficiente a causa di una grave disabilità. Una realtà sommersa, un esercito costituito per il 90% da donne: madri, mogli, figlie e sorelle, il cui aiuto viene dato per scontato e come tale non riconosciuto. Sabrina è diventata una di loro nel 2007, a seguito dell’incidente che ha reso il marito tetraplegico. Dopo alcuni anni di difficoltà si è aggrappata allo sport per uscire dal baratro. Nel 2014 ha cominciato a praticare triathlon. Poi le prime gare, il primo Iron Man e le grandi imprese, sempre in sella, sempre sui pedali per poter scorgere meglio il traguardo più importante. Mettere da parte la rabbia e riprendere in mano la sua vita e ritrovare l’equilibrio necessario per dedicarsi al marito con entusiasmo. Un benessere reciproco che negli anni è diventato la base per testimoniare che certi traumi possono essere affrontati e che se ne può uscire. Anzi bisogna farlo per stanare chi queste situazioni le vive con oppressione, senza speranza.

Oltre alla testimonianza Sabrina, con la Race Across Limits e le sue imprese, sostiene progetti legati alla disabilità dei bimbi, ai reparti cardiologici infantili e ha contribuito all’attività di C.O.ME. Collaboration Onlus, una fondazione che si dedica all’osteopatia, alla ricerca e a progetti sui bimbi prematuri, quelli nei Paesi più poveri del mondo, ma soprattutto ai trattamenti osteopatici ai neonati e bimbi disabili. Impossibile elencarli tutti come è impossibile immaginare Sabrina ferma, con le mani in mano a piangersi addosso. Perché quando la disabilità ti colpisce, direttamente o di riflesso se decidi di annullare la tua persona per trasformarti in assistente familiare, l’immobilismo porta alla disperazione.

Sabrina è riuscita a uscirne da sola, grazie a una illuminazione fortuita che forse covava dentro di sé. Oggi mette a disposizione la sua esperienza, la sua grinta e le sue conoscenze da coach professionista al servizio di chi ha bisogno di capire come si fa. Come si vince “Una sfida attraverso i limiti”.

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