Anche in Italia sembra essere iniziata la curva discendente dell’inflazione. Ma, a differenza che negli altri grandi Paesi europei, il dato di dicembre resta a doppia cifra: secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenta dell’11,6% su base annua (dopo il +11,8% del mese precedente) e dello 0,3% su base mensile (+0,5% a novembre). Il cosiddetto carrello della spesa, cioè i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, rallenta di pochissimo: da +12,7% a +12,6%. I prodotti ad alta frequenza d’acquisto fanno segnare un +8,5% dal +8,8% di novembre. I beni di prima necessità sono comunque a livelli record che non si registravano dal 1983 e l’inflazione media del 2022 si è attestata all’8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando toccò il 9,2%). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,1%.

Il segnale preoccupante è che – come in Germania e Spagna – l”inflazione di fondo”, cioè quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi a cui guarda la Bce per decidere le sue mosse di politica monetaria, accelera da +5,6% a +5,8%: segno che i rincari dell’energia hanno contagiato gli altri settori e per riportare il tasso verso il 2% serviranno altre strette.

A registrare la variazione tendenziale maggiore è ancora una volta la voce Abitazione, acqua, elettricità e combustibili: +54,5%. Seguono i prodotti alimentari e bevande (+13,1%) e i servizi ricettivi e di ristorazione (+8,1%) e i mobili, articoli e servizi per la casa (+7,6%). I prezzi energetici però sono aumentati meno che nel mese precedente (da +67,6% a +64,7%), determinando la maggior parte del rallentamento registrato a dicembre. Si sono indebolite, secondo l’istituto di statistica, anche le spinte al rialzo nel settore dei beni alimentari, in particolare quelli non lavorati (frutta fresca, verdura). Accelera invece il rincaro dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,2%), soprattutto per effetto degli aumenti dei prezzi di hotel e pacchetti vacanza.

I consumatori: “Governo tagli l’Iva” – Assoutenti commenta che “la lieve discesa dell’inflazione registrata nell’ultimo mese non appare sufficiente, perché i prezzi al dettaglio rimangono ancora a livelli altissimi, e sono destinati a crescere ulteriormente nelle prossime settimane per effetto dello stop al taglio delle accise sui carburanti. Secondo il presidente Furio Truzzi “solo per il cibo una famiglia nel 2022 ha speso 513 euro in più rispetto all’anno precedente, spesa che sale a +700 euro annui se si considera un nucleo con due figli. Di fronte a tali dati chiediamo al governo Meloni di inserire l’emergenza prezzi tra le priorità dell’esecutivo, varando il taglio dell’Iva sui beni primari come alimentari e generi di prima necessità, e intervenendo sulla tassazione relativa ai carburanti, seguendo l’esempio del suo predecessore Draghi e tagliando le accise che pesano sui costi di una moltitudine di prodotti, considerato che in Italia l’85% della merce viaggia su gomma”.

Potere d’acquisto frenato dai prezzi – Nel terzo trimestre 2022, rileva l’Istat, il reddito delle famiglie consumatrici è aumentato in termini nominali dell’1,9% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi finali sono cresciuti del 4,1%. Il potere d’acquisto delle famiglie, frenato dalla crescita dei prezzi, è tuttavia cresciuto sul trimestre precedente dello 0,3%. Questi dati fanno il paio con la riduzione della propensione al risparmio, “stimata al 7,1%, in calo di 1,9 punti rispetto al trimestre precedente” e “scesa a livelli inferiori rispetto al periodo pre-covid”.

I cali negli altri Paesi – Nei giorni scorsi si sono registrati rallentamenti nella crescita dei prezzi in Spagna, Germania e Francia: a dicembre il tasso di inflazione si è assestato rispettivamente al 5,8, 8,6 e 5,9% a fronte dei +6,7%, +10% e +6,2% di novembre. Un lieve calo si è visto anche in Portogallo (+9,6% dal +9,9 di novembre).

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