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Luana D’Orazio, il gup: “Macchinario manomesso per massimizzare la produttività a scapito della sicurezza”

È un passaggio nelle 17 pagine della motivazione della sentenza con cui il 27 ottobre scorso un giudice di Prato ha accolto il patteggiamento della pena per Luana Coppini e suo marito Daniele Faggi, titolare e amministratore di fatto della ditta di Montemurlo dove il 3 maggio 2021 morì la giovane lavoratrice
Luana D’Orazio, il gup: “Macchinario manomesso per massimizzare la produttività a scapito della sicurezza”
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Appare “evidente” come le “diverse manomissioni” al macchinario “sono state poste in attuazione di una medesima strategia imprenditoriale volta alla massimizzazione della produttività a discapito della sicurezza delle fasi delle lavorazioni”. È un passaggio nelle 17 pagine della motivazione della sentenza con cui il 27 ottobre scorso il gup di Prato ha accolto il patteggiamento della pena per Luana Coppini e suo marito Daniele Faggi, indicati come la titolare e l’amministratore di fatto della ditta di Montemurlo dove il 3 maggio 2021 morì in un incidente sul lavoro Luana D’Orazio, 22 anni: la giovane, mamma di un bimbo che ora ha sei anni, rimase stritolata nell’orditoio a cui era addetta.

Coppini ha patteggiato 2 anni di pena, Faggi 1 anno e 6 mesi, per omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Il gup richiama le considerazioni del consulente della procura, che nella sua relazione aveva quantificato nella misura dell’8% i vantaggi produttivi derivanti “dall’intervenuta accertata manomissione dei macchinari che consentiva al lavoratore di accedere alle parti in movimento della macchina, senza l’impedimento della protezione, e dunque in maniere più celere seppur estremamente pericolosa“. Era stata in particolare “completamente disabilitata” la funzione di sicurezza della saracinesca, per cui l’operatore “poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcun protezione”, e l’azienda aveva utilizzato l’orditoio “in maniera non conforme a quanto previsto dal costruttore”, usando un sistema di comando “provvisto di staffa fortemente sporgente anziché uno con superficie esterna liscia” senza “mitigarne in alcun modo il rischio che gli abiti dei lavoratori potessero rimanervi impigliati“: due “elementi di rischio” che “si sono drammaticamente concretizzati nell’infortunio mortale della giovane D’Orazio”.

Un terzo imputato per la morte della giovane, il manutentore Mario Cusimano, ha scelto di essere giudicato con rito ordinario: il processo si è aperto il 13 dicembre scorso, prossima udienza il 22 marzo.

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