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Con la sanità lombarda ho un conto aperto: cara Befana, pensaci tu!

Con la sanità lombarda ho un conto aperto: cara Befana, pensaci tu!
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Cara Befana,

come da rituale ti scrivo. Quest’anno niente regali, te ne chiedo uno solo, le dimissioni del non zampillante Attilio Fontana. Già indagato con il cognato per frode di pubbliche forniture. I primi a occuparsene furono proprio Il Fatto Quotidiano e Report. Durante la pandemia ha cercato subito di piazzare en famille i suoi camici, freschi di bucato e di intrallazzi. Non è mai stato il Salvatore della sanità lombarda durante la pandemia, tantomeno adesso. Anziché scendere dalla stelle, si cala sempre più nei bassifondi della sottopolitica. Al Pinocchio che è dentro di lui consiglierei: anziché fare tagli, investi in nuovi medici. Ne hai proprio bisogno.

Continuo ad avere un conto aperto con la tua sanità: da 6 anni, ribadisco 6 anni, io e mia figlia, entrambe residenti a Milano, non abbiamo assistenza medica. Adesso si è aggiunto anche mio figlio. Eppure nel Belpaese una tessera sanitaria non si nega a nessuno: di tesserino azzurro muniti ne conosco parecchi. Io invece rimbalzata da un medico all’altro: uno se ne va in pensione, un altro chiede il trasferimento a Napoli dove la sanità funziona meglio. Lo immagino il tuo orgoglio meneghino (se ancora te ne è rimasto uno) ferito. L’ultimo invece smentisce il suo nome.

Ahimè, non esiste più il medico di famiglia di una volta, accogliente, prodigo di buoni consigli. Noi adesso per loro siamo soltanto un numero. E lui i numeri li dà, testuale, scrive: il numero di scelte è già completo (1750 da mesi)… Potrei anche allegare una valangata di email dove mi tocca pregarlo per farmi assistere, per una prescrizione di DiBase avendo una carenza di calcio, o per un accertamento dopo intossicazione alimentare in Svizzera e ricoverata d’urgenza in ospedale. All’ospedale di Zweisimmen, dopo la flebo, mi hanno curato con 12 flaconi di Carbovit di 100 ml. Praticamente ne sono uscita più “avvelenata” di come sono entrata. Silenzio assoluto.

Poi arriva la risposta dell’uomo delicato e gentile , appuntita come un chiodo arrugginito: Lei non risulta più tra i miei assistiti (1750 da mesi). Eppure lo ero, poi, maga maghella, non lo sono più. Di grazia, dopo tante suppliche, mi manda una ricetta, ma la sbaglia. Non una volta, due volte: la intesta a me minorenne. Oh, certo una volta lo sono stata. Santa pacienza che non ho più, gli scrive direttamente la farmacia della dottoressa Paola Petrone, farmacisti da cinque generazioni.

Ecco Fontana come funziona la tua (mala)sanità. Tra le bollette energetiche usuraie non ti ci mettere pure tu. Buone palle di Natale, a me invece girano come trottole.

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