A Bologna la maggior parte dei bus sono accessibili, sono in corso i lavori sulla nuova linea del tram con l’apporto di un consulente con disabilità esperto di mobilità per tutti, invece sono insufficienti i taxi per passeggeri in carrozzina. L’approfondimento de ilfattoquotidiano.it sul trasporto pubblico locale accessibile (se hai storie o segnalazioni scrivi a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it) continua con un altro focus, questa volta, sul capoluogo emiliano. Dove la situazione è migliorata negli ultimi anni, ma permangono ancora diverse criticità da risolvere.

Ne sa qualcosa Maximiliano Ulivieri, 52 anni, esperto in materia di trasporto inclusivo che vive a Bologna con la moglie da 13 anni. Da circa un anno Ulivieri, che soffre di una neuropatia di nome Charcot-Marie-Tooth di tipo uno, è stato assunto come consulente dal gruppo di lavoro che ha vinto il bando del Comune di Bologna per realizzare la nuova linea del tram (linea rossa), in particolare sta dando il suo contributo per tutta la parte riguardante l’accessibilità delle fermate.

Un’altra esperta in materia è Alice Greco, presidentessa della Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare di Bologna che vive su una carrozzina e per muoversi in città utilizza spesso i mezzi pubblici. “Noi bolognesi possiamo ritenerci fortunati poiché riusciamo a trovare con abbastanza facilità un bus accessibile nelle ore più frequenti e per le corse più comuni. Ma le difficoltà – spiega – sono nel trovare autisti formati nel posteggiare correttamente il mezzo per farti salire, utilizzare correttamente la pedana e avere qualche accortezza in più nella guida”. Un altro problema si cui si focalizza “si riscontra quando si deve chiamare un taxi idoneo per passeggeri a ridotta mobilità, perché sono ancora troppo pochi e sempre più occupati in servizi di accompagnamento prestabiliti. Per trovarne uno adeguato mi capita di aspettare molto tempo e bisogna risolvere questo disservizio”.

Bus accessibili, i punti critici da risolvere – “Spesso dico che Bologna è tra le grandi città italiane quella con il numero maggiore di bus accessibili a persone in carrozzina. Un numero cospicuo che permette di muoversi in città abbastanza facilmente”, dice Ulivieri. “Le complicazioni sorgono se ti sposti dal centro e inizi ad andare in periferia. Il numero di bus idonei diminuisce e mi è capitato spesso di dover attendere molto prima di trovarne uno adeguato”.

Nel 2009 Ulivieri ha realizzato un sito che tratta nello specifico di mobilità e turismo accessibile (www.diversamenteagibile.it) in cui si condividono esperienze di viaggio. A Bologna i punti critici per i bus segnalati dall’esperto sono diversi. La pedana elettrica che per mancata manutenzione può essere rotta o addirittura l’autista non riesce a utilizzarla. “Mi è capitato quest’ultimo intoppo e l’autista affranto mi ha riferito che non facevano corsi di formazione per l’utilizzo della pedana elettrica”, segnala Ulivieri.

Anche per questo, oltre la manutenzione, i nuovi bus hanno la pedana manuale. Salvo quelli a lunga percorrenza che continuano ad averla elettrica per via del fatto che sono rialzati, con tre scalini. Altra criticità sono le banchine. “Non tutte le fermate hanno la banchina al giusto livello e questo fa si che la pedana aperta abbia poi una pendenza notevole”, afferma. “In alcune fermate, poche per fortuna, non c’è proprio la banchina”. Infine, come altre criticità, l’esperto cita anche le dimensioni dello spazio adibito alle carrozzine che in alcuni bus è molto ridotto. “Vorrei inoltre evidenziare l’aspetto della sicurezza: pur essendo uno spazio apposito le persone rischiano di venirti addosso, soprattutto nei momenti affollati. Questo anche perché lo spazio a noi dedicato si trova vicino l’uscita, non proprio l’ideale”, punta il dito Ulivieri. Come ultima segnalazione, la fastidiosa “usanza” di tenere spenta la pulsantiera per la chiamata della fermata da parte del passeggero a ridotta mobilità.

Tram, tutti gli interventi per migliorare l’utilizzo per tutti – Quando ha saputo che nel capoluogo emiliano sarebbe arrivato il nuovo tram ha gioito. “Dopo il periodo 1880-1963 il tram torna a Bologna, benissimo mi sono detto, ma la mia più grande sorpresa però è stata quando il gruppo di lavoro che ha vinto il bando per la realizzazione delle fermate del tram mi ha chiesto di diventare loro consulente”, racconta Ulivieri. “Mi ha fatto piacere che mi si chiedesse questa consulenza, magari ogni azienda chiamasse un esperto di trasporto accessibile per tutti. Ho accettato e mi hanno assunto con regolare contratto a tempo determinato, aspetto non certo usuale visto che spesso pare che i disabili debbano fare tutto gratis”, sottolinea.

Quali sono le criticità su cui lavorare? L’esperto cita “l’importanza della distanza tra il mezzo e la banchina per evitare spazio vuoto, dove si possono incastrare alcune tipologie di carrozzina con piccole ruote davanti, o il bastone di un cieco ma pure il piede di un bambino”. Ad esempio anche il pericolo nell’attraversare la strada dove ci sono i binari del tram dal momento che, anche in questo caso, le piccole ruote di alcune carrozzine potrebbero incastrarsi nelle fessure.

Per i ciechi poi c’è la complicazione di sapere dove si trovano alcune fermate. “L’ideale sarebbe inserire una striscia loges”, aggiunge Ulivieri, “il sistema loges è un linguaggio, riportato attraverso impronte sulla pavimentazione, riconoscibile da parte dei ciechi, di traverso sui marciapiedi o sotto i portici, ma c’è di mezzo la sovraintendenza e soprattutto i proprietari di quel pezzo specifico del portico”. Come sta proseguendo questa esperienza da consulente? “Quando sei “dentro” ai lavori ti rendi conto di quante complicazioni ci possono essere anche per via di responsabilità diverse che ti fanno capire che può capitare di prendertela con le persone sbagliate”, risponde.

“Taxi? Ce ne sono troppo pochi accessibili per noi passeggeri in carrozzina” – Quella del servizio pubblico di trasporto taxi risulta una delle carenze maggiori riscontrate dagli utenti. “Si potrebbe dire che dove non arriva il bus arriva il taxi. O almeno dovrebbe essere così”, afferma Ulivieri. “Magari darti una sicurezza che se sei in una zona dove non passa il bus accessibile chiami il taxi o semplicemente darti la libertà di scegliere tra i due mezzi, come fanno tutti”.

Purtroppo, anche in questo caso ci sono difficoltà. “Non si può più prenotare una corsa. La prenotazione dava la certezza di avere un taxi accessibile all’ora e luogo prestabilito”. Perché? Secondo l’esperto “a quanto pare è capitato spesso che un cliente cambiava idea o dava ‘buca’ e quindi hanno deciso di togliere la prenotazione”. Altra criticità è il numero dei taxi accessibili. “Decisamente basso. Spesso si aspetta molto prima di trovarne uno e capita pure di non trovarne liberi o magari sono troppo distanti e non gli conviene venirci a prendere. Si dovrebbe fare in modo che i tassisti avessero delle agevolazioni se rendono la propria auto accessibile per aumentarne il numero. Non dico diventare come Londra dove tutti i taxi sono accessibili, ma almeno qualcuno in più”, consiglia.

Infine non solo criticità ma anche note positive. Ulivieri fa sapere che “il Comune di Bologna ha reso disponibili dei pacchetti buoni sconto del 50% sul viaggio, riservati ai cittadini residenti a Bologna che hanno mobilità ridotta o che appartengono a nuclei familiari in condizione di difficoltà, anche a causa della pandemia di Covid-19”.

Quello dei pochi taxi accessibili è un problema evidenziato anche da Greco, 33enne, che da quattro anni presiede la Uildm Bologna, associazione che da decenni si occupa di sostenere i diritti soprattutto delle persone con malattie neuromuscolari. Laureata in lingue straniere (francese e spagnolo), ha lavorato nella comunicazione per due anni presso il Museo di Arte Moderna a Bologna. “In questi ultimi tre anni ci siamo soffermati molto su argomenti che riguardano l’abbattimento delle barriere architettoniche cittadine tanto da continuare a portare avanti il “progetto rampe”, insieme ad altre associazioni del territorio al fine di rendere i locali pubblici il più possibile accessibili”, spiega. Come Uildm si mettono al servizio di una comunità bisognosa fornendo un aiuto concreto nel dare trasporto con un mezzo attrezzato, in grado non solo di portare la persona ovunque debba andare, ma anche di fornire l’accompagnamento di cui necessita. “Bisogna sempre programmare i propri spostamenti, improvvisare è ancora un’azione ad alto rischio: andata sicura e ritorno incerto”, conclude Greco.

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