Ci sono storie, come quella di Saman Abbas, il cui finale giudiziario è ancora scrivere ma che ha avuto esiti drammatica per la 18enne, e altre che hanno un primo punto fermo. Anche in questo caso la vittima è stata una giovane pakistana. Padre e madre della giovane donna avrebbero voluto far sposare la figlia in patria secondo un matrimonio combinato. La predestinata nell’estate di tre anni fa, con le tre sorelle più piccole, era riuscita ad allontanarsi dalla famiglia di origine per entrare in una struttura protetta e mettersi in salvo. Il padre, la madre e il fratello maggiore sono stati condannati per maltrattamenti e lesioni a cinque anni i genitori e a cinque anni e un mese il fratello. Il tribunale di Brescia ha invece assolto i genitori dall’accusa di tentata induzione al matrimonio combinato. La giovane si era opposta al matrimonio combinato e che ha raccontato di aver subito maltrattamenti in famiglia perché non rispettava le regole legate alla cultura pakistana.

Il Tribunale ha accolto la richiesta del pubblico ministero di Brescia Erica Battaglia. L’accusa aveva chiesto anche la condanna a cinque anni e un mese per il fratello accusato di maltrattamenti e un episodio di lesioni. I genitori della giovane erano imputati di costrizione o induzione al matrimonio ed è il primo caso a Brescia da quando è entrato in vigore l’articolo 558 bis del codice penale, che punisce chi organizza nozze combinate. In questo caso si parla di tentativo di far sposare la ragazza che ha fermamente espresso il suo dissenso, ma il Tribunale li ha condannati per i maltrattamenti e le lesioni. “Parliamo di persone schiave dei loro retaggi culturali. Emerge il poco rispetto nei confronti della libertà personale delle donne” aveva spiegato il pm in aula. “Mi dissero che se non avessi fatto come dicevano loro avrei fatto la fine di Sana Cheema” aveva raccontato in aula la presunta vittima. Il riferimento è a Sana Cheema, la giovane di origini pakistane, cittadina italiana con residenza a Brescia, che secondo le autorità italiane, ma non quelle pakistane, sarebbe stata uccisa in patria dai parenti perché avrebbe rifiutato le nozze combinate.

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