Una persona ogni 77 nel mondo è un rifugiato. È questa la proporzione senza precedenti sottolineata dal Report 2022 sul Diritto d’asilo della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Presentato il 13 dicembre, il rapporto evidenzia come il numero di rifugiati nel mondo abbia raggiunto una cifra record: 103 milioni. Nel 2022 l’Europa ha dimostrato di poter accogliere oltre 4,4 milioni di profughi ucraini che hanno ottenuto la protezione temporanea, senza perdere nulla in termini di sicurezza e benessere. Nel corso dello stesso anno, però, si legge, l’Ue “ha fatto di tutto per tenere fuori dai propri confini poche decine di migliaia di persone bisognose di protezione, provenienti da altre rotte e altri Paesi”.

Per il report ci troviamo di fronte a un “pericoloso doppio standard” in materia di asilo: gli Stati si sono dimostrati solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali con gli altri rifugiati. “Per qualcuno le frontiere sono aperte, mentre per altri non lo sono nemmeno i porti dopo un naufragio – scrivono le curatrici, Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti -. A essere a rischio è lo stesso diritto d’asilo e persino lo stato di salute delle nostre democrazie. In questo quadro di pesanti trattamenti discriminanti sia internazionali che nazionali si aprono interrogativi scomodi: i bambini sono davvero tutti uguali? Godono tutti degli stessi diritti? Le persone in fuga da conflitti e guerre che hanno già perso la casa e magari persone care non sono tutte uguali e non hanno tutte gli stessi diritti? Provocatoriamente ci viene da chiederci se invece per avere accesso a questi diritti bisogna essere biondi o cristiani o venire dal continente europeo”.

Secondo l’organismo pastorale della Cei, “l’anno che sta per concludersi sarà ricordato come quello in cui sono definitivamente esplose tutte le contraddizioni e i nodi irrisolti che hanno caratterizzato lo sviluppo del nostro sistema di accoglienza. Ne emergono, in sintesi, una precisa tensione politica e una lampante inerzia organizzativa. L’esito è una costante e crescente precarizzazione del diritto all’accoglienza e con essa dello stesso diritto d’asilo“.

“Nel 2022 – spiega ancora il Rapporto – si è imposto per dimensioni, naturalmente, il flusso di profughi che ha attraversato le frontiere italiane in fuga dall’Ucraina, dimostrando che anche un flusso improvviso di rifugiati di 171.500 a fine settembre, con una portata più che doppia rispetto agli “sbarchi” dal Mediterraneo (71.300 persone alla stessa data) ha un impatto pari a zero sulla stabilità e sulla sicurezza di uno Stato come l’Italia”.

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