L’ipotesi era già trapelata nei giorni scorsi e ora arriva la conferma. Dalila Procopio, la 25enne italiana fermata venerdì a Istanbul durante un corteo femminista non autorizzato, sarà espulsa dalla Turchia. L’associazione Mor Dayanisma, che ha diffuso la notizia, ha inoltre fatto sapere che per lei è stato emesso anche un divieto di rientro nel Paese. Dopo essere stata portata in una caserma di polizia assieme a un centinaio di attiviste che partecipavano alla dimostrazione per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, vietata dalla prefettura, la giovane è stata trasferita in un centro di rimpatrio a Silivri, all’interno della provincia della città turca, ed è in buona salute.

Procopio, dopo un’esperienza come studentessa Erasmus in Turchia, era tornata in Italia e da settembre si trovava a Istanbul con un visto turistico. È stata portata in caserma venerdì notte insieme a circa altre cento ragazze che avevano deciso di manifestare sfidando il divieto alla dimostrazione per motivi di ordine pubblico. Sabato mattina le attiviste turche fermate sono state rilasciate ma Dalila è stata trattenuta in caserma come è successo anche a una ragazza dell’Azerbaigian, pure lei fermata durante la manifestazione.

L’Ambasciata d’Italia ad Ankara e il Consolato italiano a Istanbul sono state in contatto con il padre della ragazza e con le autorità turche competenti fin dall’inizio del caso. Il centro di Istanbul era stato blindato in occasione della manifestazione femminista, ma qualche centinaio di persone ha cercato comunque di dimostrare lo stesso nella zona e si sono verificati scontri con le forze di sicurezza che hanno poi fermato un centinaio di attiviste. Situazioni analoghe si sono succedute in varie occasioni negli ultimi anni quando le manifestazioni femministe sono aumentate e spesso sono state vietate. Recentemente, la questione della violenza sulle donne è tornata ad essere un tema molto dibattuto nel Paese, soprattutto dopo la decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di ritirare, lo scorso anno, la firma turca dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, il più importante trattato internazionale per combattere i femminicidi che Ankara aveva sottoscritto già nel 2011, quando l’attuale presidente era primo ministro. La decisione è stata fortemente contestata dalle associazioni femministe turche con varie iniziative in molte città del Paese, a volte permesse ma spesso vietate. Secondo il rapporto sui femminicidi dell’associazione turca Bianet, nei primi 10 mesi di quest’anno 280 donne sono state uccise da uomini in Turchia, 32 solo nel mese di ottobre.

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