Il governo conferma nella relazione illustrativa all’ultima bozza della legge di bilancio, l’innalzamento da 65 a 85mila della soglia per accedere alla flat tax del 15% per i soli lavoratori autonomi. Provvedimento che crea una forte disparità, a parità di reddito, tra le tasse versate da un dipendente e un lavoratore autonomo. A ridosso della soglia massima (85mila euro)un dipendente residente in città come Roma o Milano pagherà quasi 10mila euro di imposte in più. Il governo spiega però che l’ incremento “è subordinato al rilascio di una specifica misura di deroga da parte delle competenti autorità europee. Tale richiesta, presentata il 4 novembre, è attualmente al vaglio delle competenti autorità europee”. Una direttiva Ue prevede già la possibilità di alzare il tetto a 85.000 euro ma solo a partire dal 2025. L’Italia chiede dunque l’autorizzazione ad anticipare. Il provvedimento estenderebbe di circa 100mila la platea degli autonomi che possono ricorrere all’aliquota unica rispetto agli attuali 2,1 milioni con un costo per le casse pubbliche stimato in 281 milioni di euro.

La flat tax incrementale, del 15% per autonomi e partite Iva sugli incrementi di utile fino a 40mila euro rispetto ai maggiori utili registrati nella media dei tre anni precedenti è al momento prevista solo per il 2023. “Per il solo anno 2023”, si legge nel testo “i contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni possono applicare, in luogo delle aliquote per scaglioni” Irpef “un’imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali calcolata con un’aliquota del 15 per cento su una base imponibile, comunque non superiore a 40.000 euro, pari alla differenza tra il reddito d’impresa e di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare”.

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