Avviso ai naviganti di Montecitorio. Il nuovo presidente della commissione giustizia della Camera, l’avvocato veronese Ciro Maschio, 51 anni compiuti lo scorso luglio, ama la crioterapia sulla neve e, inebriato dall’emozione, non disdegna di farsi ritrarre semi-nudo in pieno inverno, sul terrazzo di uno chalet, con lo sfondo dei monti e le ombreggiature della zona pelvica che non rendono facilmente comprensibile da che cosa sia ricoperto. Una scritta declama: “Non fa freddo! Non fa freddo!”. Le immagini, poi, sono finite su Instagram e ai giornali che ne hanno sottolineato perlomeno la bizzarria, l’onorevole ha replicato, accusando ilfattoquotidiano.it di scandalismo: “Non sono un esibizionista, ma forse dovrei apparire sempre in giacca e cravatta, intento a fare cose serie. In ogni caso, non sono queste le cose di cui doversi vergognare. Non ho nulla da nascondere”.

Solido pedigree di destra, il legale qualcosa da giustificare per la verità ce l’aveva quando era presidente del consiglio comunale di Verona, eletto dai Fratelli d’Italia. Si trattava di un centinaio di multe inevase, che i vigili urbani gli avevano recapitato nell’arco di un anno e mezzo, per un importo superiore ai 16mila euro. Tutto era cominciato nel 2018 con le prime contestazioni per aver valicato senza permesso la zona Ztl dell’area pedonale di Piazza Erbe. Per diciannove mesi aveva fatto resistenza, ma poi si era dovuto piegare alla regola della legge uguale per tutti e aveva aperto il portafogli. Se non lo avesse fatto e avesse impugnato le sanzioni, si sarebbe trovato nella scomoda posizione di un cittadino che aveva un contenzioso aperto con l’amministrazione comunale. E così avrebbe rischiato l’incompatibilità con la carica di consigliere.

All’epoca non sedeva solo nell’assise cittadina scaligera, ma era già deputato, componente della commissione giustizia e segretario della Giunta per le autorizzazioni. Anche in quel caso era caduto dal pero, stupendosi di tanto clamore attorno alle multe inevase: “Non c’è nessun caso politico-istituzionale, la questione è praticamente già conclusa. Non capisco perché qualcuno si agiti per nulla, visto che sono stato proprio io per primo ad attivarmi su questa cosa, come da richiesta scritta con data certa, avendo ricevuto una serie di verbali”. Le contestazioni erano fondate? “C’erano alcuni equivoci – ha risposto – ma non potevo opporne neanche uno per non incorrere in incompatibilità per lite pendente con l’amministrazione. Quindi ho deciso di pagare e amen”. Poi aveva aggiunto: “In 30 anni di politica non ho mai usato l’auto blu, né l’auto elettrica del Comune, né l’auto di servizio, muovendomi sempre con la mia”.

Adesso ha fatto carriera alla Camera e quanto la nomina sia stata accolta con calore, lo dimostrano i 284 messaggi di congratulazione che gli sono arrivati su Facebook. Tra questi, però, anche l’appello degli operatori giudiziari esclusi dalla stabilizzazione, in scadenza di contratto. Maschio è uno dei Fratelli d’Italia più longevi, visto che ha aderito al partito fin dal momento della fondazione. Anzi, nei primi tre anni – dal 2013 al 2016 – ha fatto da coordinatore regionale in Veneto. Dal 1998, quando fu eletto con Alleanza Nazionale, ha attraversato tutte le legislature comunali a Verona, eccetto una. Ha appoggiato il sindaco Michela Sironi, poi Flavio Tosi, quindi Federico Sboarina (che lo scorso giugno non è stato rieletto).

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