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“Pil in aumento dello 0,5% nel terzo trimestre”. La stima preliminare dell’Istat è migliore rispetto alle attese dell’Upb e di Draghi

La Nota di aggiornamento al Def del precedente governo indicava una variazione “leggermente negativa” a cui sarebbe seguita una ulteriore contrazione, che avrebbe fatto entrare il Paese in recessione. Va comunque tenuto presente che la stima preliminare è passibile di variazioni anche sensibili, tanto più in un periodo caratterizzato da inflazione straordinariamente alta. La media dell'Eurozona è di +0,2%
“Pil in aumento dello 0,5% nel terzo trimestre”. La stima preliminare dell’Istat è migliore rispetto alle attese dell’Upb e di Draghi
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La stima preliminare sull’andamento del pil nel terzo trimestre supera le previsioni degli analisti e non conferma il calo atteso dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Secondo l’istituto di statistica, il prodotto interno lordo corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato è infatti aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% in termini tendenziali, dopo il +0,1% del primo trimestre e il +1,1 del secondo. Il 19 ottobre l’Upb aveva al contrario puntato su un -0,2% avvertendo che il dato era destinato a peggiorare nel quarto trimestre. La stessa Nota di aggiornamento al Def del governo Draghi indicava che nel quarto trimestre l’economia italiana si sarebbe contratta dopo la variazione “leggermente negativa” del terzo, facendo entrare il Paese in recessione. Va tenuto presente che la stima preliminare è comunque passibile di variazioni anche sensibili, tanto più in un periodo caratterizzato da inflazione straordinariamente alta. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco commentando il dato alla giornata del Risparmio ha detto che serve “prudenza nel contesto di grande incertezza come l’attuale”.

Vero è che ad agosto la produzione industriale ha tenuto e Istat aveva già sottolineato che se la tendenza si fosse confermata anche a settembre nonostante i rincari energetici nel terzo trimestre si sarebbe registrato un modesto aumento congiunturale. Ma sull’aumento dello 0,5% la manifattura non ha pesato: la variazione è infatti la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, si legge nella nota Istat, mentre i servizi probabilmente grazie al buon andamento del turismo hanno registrato un aumento. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta. Il dato destagionalizzato tiene inoltre conto del fatto che “il terzo trimestre del 2022 – spiega l’istituto di statistica – ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2021”.

La variazione del Pil già acquisita per il 2022 dopo il dato del terzo trimestre è pari a 3,9%. L’acquisito, che indica il possibile risultato di fine anno con un quarto trimestre a crescita zero, è superiore all’ultima previsione della Nadef, che stimava per il 2022 un Pil a +3,3, già in rialzo rispetto al 3,1% del Def di aprile.

Nel resto dell’Eurozona il Pil è ancora in crescita ma il trend è in rallentamento: il Pil è aumentato dello 0,2%. Tra gli Stati membri per i quali i dati sono disponibili, la Svezia (+0,7%) ha registrato l’aumento più elevato rispetto al trimestre precedente, seguita da Italia (+0,5%), Portogallo e Lituania (entrambi +0,4%), spiega l’ufficio statistico dell’Ue. Per quanto riguarda l’inflazione, quella dell’area dell’euro è stimata a +10,7% a ottobre 2022, in aumento rispetto al 9,9% di settembre.

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