La produzione industriale ad agosto 2022 segna un aumento del 2,9% su agosto 2021 e del 2,3% rispetto allo scorso luglio seppur con marcate differenze tra i diversi. La farmaceutica registra ad esempio un notevole + 51% su agosto 2021 e un incremento del 9,9% su luglio 2022. Computer e prodotti di elettronica archiviano agosto con un +31% su base annua e un +8,5% mensili mentre le le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori segnano un +20,9% sull’anno e un +5,3% sul mese. Al contrario hanno sofferto la chimica (-14,6% su base annua), la siderurgia (-11,3%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-4,3%). I giorni lavorativi sono stati 22 come ad agosto 2021. Lo comunica l’Istat che oggi ha diffuso anche i risultati di una simulazione realizzata utilizzando i microdati del sistema produttivo italiano del 2019. La simulazione mostra come l’aumento dei costi dell’energia potrebbe, “con effetti differenziati nei settori, rendere negativi i margini operativi (ossia la differenza tra ricavi delle vendite e costi della produzione, ndr) dell’8,2% delle imprese attive che impiega circa il 20% degli addetti”. “Ad oggi, sebbene sia difficile formulare precise valutazioni quantitative sugli effetti di tale shock, è ragionevole presumere un impatto eterogeneo sui margini di profitto delle imprese causa dell’interazione di numerosi fattori”, scrive l’Istat.

Come spiega l’Istituto di statistica: “In primo luogo appare rilevante il mix energetico utilizzato dalle imprese nei processi produttivi, strettamente legato alle caratteristiche tecnologiche prevalenti per la produzione di beni e servizi: alla luce degli andamenti di prezzo molto eterogenei, con incrementi enormi per il gas naturale e l’elettricità, più contenuti,
seppur considerevoli, per benzina, gasolio, olii combustibili, l’impatto complessivo dei rincari sulle singole imprese dipenderà in larga misura dal grado di utilizzo relativo delle diverse fonti.
In secondo luogo, risulterà cruciale la capacità (o la possibilità) individuale di trasferire a valle, sui prezzi di vendita, la crescita dei costi. Il perdurare nei prossimi mesi di livelli dei prezzi energetici così elevati determinerebbe l’accentuazione dei rischi, già oggi osservabili, sulla redditività, costituendo un elemento di forte preoccupazione per la tenuta del sistema produttivo e dell’occupazione”.

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