Amanda Knox e Raffaele Sollecito di nuovo insieme, 11 anni dopo la sentenza d’appello che li assolse per l’omicidio di Meredith Kercher. Knox è tornata sola a Perugia e poi i due si sono incontrati a Gubbio. Tutto è accaduto a giugno senza che nessuno sapesse nulla e oggi il Mirror, a pochi giorni dall’anniversario del delitto della studentessa britannica, ha pubblicato la foto dei due ex fidanzati a Gubbio, abbracciati e sorridenti. Lei, cappello di paglia in testa, lui camicia azzurra.

La città non è casuale. Come ha raccontato la stessa Knox nel libro “Io vengo con te – colloqui in carcere con Amanda Knox”, scritto da Rocco Girlanda, “proprio il giorno che abbiamo scoperto il corpo di Meredith io dovevo andare a Gubbio con Raffaele”. Insomma una “gita” che i due ex fidanzati hanno riproposto 15 anni dopo.

“Ho provato emozioni contrastanti, sicuramente piacere di stare in buona compagnia ma anche tristezza per la tragedia che abbiamo subito”. ha rivelato oggi Sollecito. “L’iniziativa è stata sua, ma l’idea di entrambi” ha aggiunto.

Knox, sempre a giugno, è arrivata anche nella zona del lago Trasimeno con la madre Edda, che aveva seguito praticamente tutte le udienze, il marito Christopher Robinson e la figlia Eureka Muse Knox-Robinson. Insieme hanno poi raggiunto Perugia per una “merenda” con i suoi ormai ex difensori, gli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova. Con loro don Saulo Scarabattoli, già cappellano della sezione femminile del carcere di Perugia dove l’americana è stata detenuta per quasi quattro anni. Trovando conforto proprio nel confronto con il religioso, con il quale ha mantenuto il rapporto anche una volta tornata negli Usa. “L’ho trovata bene – ha raccontato all’ANSA l’avvocato Ghirga -, tranquilla e affettuosa”.

Eppure Knox – che ha scelto di non tornare a rivedere la casa del delitto – in qualcosa è apparsa “un po’ cambiata” all’avvocato Ghirga, il primo legale a occuparsi della sua difesa. “Prima era più estroversa – ha sottolineato – mentre adesso è molto mamma”.

Per il delitto di Meredith Kercher, alla fine, ci fu un solo condannato, Rudy Guede, di nuovo libero dopo avere scontato i 16 anni ai quali era stato condannato pur essendosi sempre proclamato estraneo al delitto. Il quale proprio in queste settimane ha dato alle stampa un libro “Il beneficio del dubbio, la mia storia”. “Io non ho ucciso Meredith” ha ribadito al Corriere della sera. “Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo…” la definizione che ha dato di sé.

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