Dopo un mese dalle elezioni arriva finalmente la proclamazione degli eletti e la convocazione della prima seduta della nuova Assemblea regionale siciliana. Un ritardo pesantissimo dovuto agli errori nella compilazione dei verbali fatti dai presidenti di sezione. Errori che in un mese sono stati in qualche modo ricomposti dalle corti d’Appello siciliane ma che promettono futuri ricorsi al Tar. L’ultima provincia a proclamare gli eletti è stata quella di Messina, dove un riconteggio ha clamorosamente escluso Luigi Genovese, figlio di Francantonio, l’ex deputato del Pd poi passato in Forza Italia e adesso con l’Mpa di Raffaele Lombardo, condannato per lo scandalo sulla Formazione professionale. Genovese junior, rimasto primo dei non eletti, subito dopo il neo leghista Pippo Laccoto, ha a quel punto chiesto la revisione dei risultati, operazione che ha ritardato ulteriormente le proclamazioni, infine avvenute senza alcuna modifica: è rimasto lo stesso escluso ma adesso annuncia ricorso al Tar. E potrebbe non essere l’unico, considerando che sono stati tantissimi gli errori e in quasi tutte le province.

Se il grosso dell’impasse era stato inizialmente registrato a Siracusa, infatti, gli ultimi ritardi sono stati invece a Messina e a Catania. Nella provincia etnea la corte d’appello ha dovuto rivedere verbali in cui addirittura i numeri dei voti non combaciavano con il numero dei votanti. Con la spada di Damocle di futuri ricorsi, quindi, si insedierà la nuova Assemblea siciliana, convocata dal neo presidente, Renato Schifani, per il prossimo 10 novembre. Un’Ars che apre con la novità del grande ritorno di Totò Cuffaro, che non entra in prima persona, ma elegge all’Ars 5 suoi deputati (come si chiamano in Sicilia i consiglieri regionali) aspirando perfino a piazzare due assessori nella giunta di Schifani. Pure la formazione del governo regionale, infatti, è stata bloccata dall’impasse dello spoglio elettorale

Il governatore siciliano non ha potuto ancora formare la giunta perché una legge regionale vuole che le nomine degli assessori avvengano solo dopo il giuramento dei deputati. Si velocizzeranno adesso le manovre per la formazione del governo, attualmente boccate dalle guerre intestine del centrodestra. La coalizione che ha vinto le regionali può contare su 40 deputati su un totale di 70. Tra questi sono stati eletti 13 in Forza Italia, 13 in Fdi, 5 per la Lega, 5 per la Nuova Dc di Cuffaro e 4 per l’Mpa di Raffaele Lombardo. “È ancora tutto in alto mare, per la giunta ci vorrà tempo”, sintetizza un esperto osservatore del centrodestra siciliano.

A complicare la formazione del nuovo governo regionale è il peso che reclama per sé ogni partito, in termini di numero di assessori ma anche di pedine chiave come l’assessorato alla Salute e la presidenza dell’Ars. A quest’ultima aspira ancora Gianfranco Micciché, coordinatore di Fi, ma di fatto colui che ha dato vita a una forte spaccatura interna al partito ora diviso tra i suoi fedelissimi e quelli più vicini al presidente della Regione Schifani. Il neo governatore però mira a giocare un ruolo di collante nel partito e nel centrodestra, non a caso il passaggio di consegne tra lui e Nello Musumeci è avvenuto in piena armonia. Ad aggravare le tensioni, infatti, potrebbe esserci anche il ruolo dell’ex governatore, che dopo la rinuncia alla ricandidatura ha ottenuto un seggio al Senato da Fdi e un posto da ministro – titolare del nuovo dicastero del Mare e del Sud – che gli permette di esercitare ora un certo peso anche nelle manovre siciliane. Anche in Fratelli d’Italia, infatti, si è creata una corrente, quella dei deputati che arrivano dal movimento fondato da Musumeci, Diventerà bellssima, che si contrappongono invece ai fedelissimi di Giorgia Meloni.

Tra le novità della prossima assemblea c’è poi il fatto che per la prima volta la Lega approda all’Ars sin dall’elezione: nella scorsa legislatura il gruppo era stato formato da deputati provenienti da altri partiti. I nuovi leghisti siciliani, però, tanto nuovi non sono: eletti tra le file di Prima l’Italia, l’etichetta scelta da Salvini sull’isola, entrano gli ex renziani Luca Sammartino e Pippo Laccoto (sul quale però penderà il ricorso di Genovese), gli ex Udc Mimmo Turano e Vincenzo Figuccia. E poi Marianna Caronia, l’ex forzista che nella scorsa legislatura cambiò gruppo addirittura quattro volte. Novità nella nuova giunta regionale sarà, di sicuro, la presenza come obbligo di legge, di 4 donne: solo il minimo previsto dall’alternanza di genere ma Schifani potrebbe nominarne anche di più, se volesse. In giunta potrebbe figurare la meloniana Elvira Amata, presidente della commissione che portò la legge in Aula. Una sicura novità per l’isola che nella scorsa legislatura non ha contato mai più di una donna assessore, mentre per un periodo non ne ha avuta nessuna: il Pd presentò un ricorso al Tar contro la giunta tutta di uomini del neo ministro Musumeci.

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