Dopo la Buona Scuola ora avremo anche una Scuola del Merito? La Buona Scuola di impronta aziendalistica si è schiantata per la sua interna inconsistenza, prima di tutto economica. Accadrà lo stesso per la Scuola del Merito del nuovo ministro leghista Giuseppe Valditara? È chiaro che il tema del merito, a scuola, suscita molte e animate discussioni.

Una scuola cosiddetta del merito, in realtà, l’Italia l’ha già sperimentata. Era la scuola degli anni Cinquanta e Sessanta fortemente meritocratica e classista in cui i docenti, provenienti dai ceti benestanti, favorivano inevitabilmente i loro pari. Questa scuola di classe è stata demolita dalla critica di Don Milani e per essa non credo che si debba avere nessuna nostalgia, nemmeno negli ambienti più conservatori della destra italiana.

La scuola che bocciava à gogo per salvaguardare un presunto merito non c’è più; la scuola è diventata democratica, cioè realmente per tutti, e su questo aspetto credo che la questione sia conclusa.

Lasciando ad altri, più competenti, le questioni di carattere filosofico o didattico che l’espressione Scuola del Merito evoca e che si sono espressi anche su questo blog, può essere interessante leggere la nuova impostazione sotto la prospettiva dell’economia dell’istruzione.

Su questo punto, cioè la relazione tra istruzione e merito, comunque esso sia inteso, vi è una grande letteratura scientifica che si è focalizzata su due aspetti: come si misura il merito a scuola e poi come si può valorizzarlo.

Sul primo punto, forse il più dibattuto, la ricerca empirica non è arrivata a risultati definitivi. Come possiamo misurare il valore dell’insegnante meritevole, cioè il suo contributo specifico? Abbiamo varie possibilità. È il docente che ha studenti di successo? Oppure è il docente capace di instaurare un buon clima in classe? E ancora, è un docente che crea un buon rapporto con i colleghi, oppure che esegue diligentemente le consegne del Dirigente? È un docente che si aggiorna, oppure un docente che si adegua alle esigenze dei genitori? E così via, vario infatti è il caleidoscopio delle qualità dell’insegnate meritevole.

In realtà ogni metrica del merito ha dei punti di forza e dei punti di debolezza. Proprio per questa ragione quasi tutti i sistemi scolastici hanno deciso di affidarsi ad un criterio più semplice e anche oggettivo, l’esperienza misurata in anni di anzianità.

Su questo punto tutti sono d’accordo. Vedremo quale nuovo, o anche vecchio, criterio il ministro leghista tirerà fuori dal suo cilindro per risolvere l’arcano della misurazione del valore dell’insegnate meritevole.

Il secondo punto, come valorizzare la professionalità dell’insegnate a questo punto meritevole, sembrerebbe meno problematico. Il merito, come in ogni organizzazione produttiva che si rispetti, va riconosciuto sul piano economico.

Il merito non è gratis, mai, semplicemente perché richiede un maggior impegno che va compensato. C’è dunque da aspettarsi che l’insegnate meritevole ottenga un interessante aumento dello stipendio.

Questa strada non è nuova. Il ministro dell’Istruzione (senza il merito) del governo Conte II, Lorenzo Fioramonti, senza tanti strombazzamenti sul merito aveva chiesto al Paramento tre miliardi per il suo Ministero, uno per l’università e due per l’istruzione. Questi soldi servivano per un aumento dello stipendio degli insegnanti, riconoscendo quindi il merito a tutti. Allora la maggioranza si oppose per motivi di bilancio, soprattutto il Pd, e il ministro per coerenza si dimise. In realtà le risorse non mancavano perché l’anno successivo lo scaltro governo Draghi varò sconti fiscali ai redditi medio-alti per circa 6 miliardi.

In compenso, sempre il ministro del Partito Democratico ha inventato nel frattempo – e per ubbidire al Pnrr – l’indecente figura del docente esperto, scavandosi così definitivamente la fossa nel mondo dei docenti che si sono rivolti con il loro voto altrove. E adesso il Pd non guarderebbe alla compagine di governo dai banchi dell’opposizione.

Accertato che Scuola del Merito richiede risorse per il suo effettivo riconoscimento, questa è la vera sfida del ministro leghista, che lui stesso peraltro ha voluto. Potrà operare in piccolo, spostando qualche milione di euro da un capitolo all’altro del bilancio del suo ministero per dare qualche decina di euro al mese a qualcuno, inventando inedite figure scolastiche.

Oppure potrà agire in grande riportando al centro della scena la scuola, la sua missione, il suo valore, stanziando le opportune risorse. L’occasione si sta già presentando con il rinnovo del contratto per la scuola fermo da molti anni. Un ministro dell’Istruzione e del Merito non può certo presentarsi con la proposta che circola di cento euro (lordi) al mese. Tra l’altro, l’adeguamento dello stipendio del personale scolastico alla media europea era uno dei punti del programma elettorale della destra italiana. Un ministro che ha alzato coraggiosamente la bandiera del merito deve osare certamente di più.

I soldi ci sono e sono richiesti proprio dal suo partito, la Lega di Matteo Salvini, che però li vuole in una direzione differente. Il partito di Salvini si sta intestardendo sull’estensione della flat tax ai professionisti con redditi elevati. Questo costerebbe all’erario circa 5 miliardi di euro. Al contrario, un aumento decente, diciamo di 250 euro (lordi) al mese, al personale della scuola costerebbe la metà. Si tratta di scegliere tra l’iniquo privilegio fiscale per circa mezzo milione di lavoratori autonomi (che comunque guadagnano il doppio di un docente) e la valorizzazione del merito per un milione e più tra docenti e personale scolastico.

È chiaro che il Ministro del Merito senza stanziare risorse adeguate diventa il Ministro dell’Ipocrisia. Fioramonti ci ha provato e, fallito il suo progetto, ne ha tratto le conseguenze.

Vedremo se il professore di Diritto Romano avrà lo stesso coraggio nelle richieste, al suo partito innanzitutto, e la medesima coerenza morale in caso di insuccesso. Come tutti coloro che non solo amano la scuola, ma sono convinti della sua centralità, confidiamo nella scelta giusta. La strada del merito a scuola è certamente ardua e in salita ma può dare grandi soddisfazioni, a patto che si prenda la direzione giusta.

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