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Sci, il caso Zermatt-Cervinia: alte temperature e niente neve artificiale sul ghiacciaio, alla fine la gara di Coppa del mondo viene cancellata

Gli organizzatori avrebbero prodotto neve "artificiale" a più di 2800 metri (e non è detto che non lo facciano per la gara al femminile, al momento ancora in programma). Per ora la Fis ha cancellato la tappa degli uomini: impossibile preparare la pista in tempo. Molte le critiche sull'opportunità di far disputare un evento di Coppa del mondo, a cavallo tra ottobre e novembre, con condizioni ambientali che dovrebbero suggerire un cambio di mentalità
Sci, il caso Zermatt-Cervinia: alte temperature e niente neve artificiale sul ghiacciaio, alla fine la gara di Coppa del mondo viene cancellata
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Dalle immagini aeree qualche giorno fa si vedeva una lingua di neve. Appena oltre i bordi, pericolosi crepacci. E prima dell’arrivo, a 2835 metri di altitudine, a Laghi Cime Bianche, il grigio scuro delle pietre. Alla fine gli organizzatori si sono arresi e la Fis (Federazione internazionale sci) ha deciso: la tappa di discesa libera maschile di Coppa del mondo di Zermatt-Cervinia, prevista il 29 e 30 di ottobre, è stata cancellata. La decisione sulla gara femminile, in programma il 5 e il 6 di novembre, arriverà tra tre giorni.

Nelle prossime ore sono previste perturbazioni sulla località a cavallo tra Italia e Svizzera, ma lo zero termico è fissato intorno ai 3mila metri; oltre a non essere scontato che cada dal cielo la neve necessaria per mettere in sicurezza la pista, quindi, è difficile che possano entrare in azione i cannoni che producono la cosiddetta neve “artificiale”. La Gran Becca, infatti, è pronta per due terzi. Nell’ultimo terzo erano state impiegate le scorte di neve accumulate dalla scorsa stagione. Ma agli organizzatori sarebbero serviti due-tre giorni di basse temperature per poter “sparare”. Cosa che non è avvenuta.

La decisione di organizzare una tappa di Coppa del mondo a cavallo tra ottobre e novembre, a Cervinia, è stata duramente criticata da più parti nelle ultime settimane (tradizionalmente, dopo l’apertura sul ghiacciaio di Sölden, c’era la tappa di Levi, in Finlandia, e la trasferta nel Nord America). A esporsi, tra gli atleti in attività, è stato il discesista francese Johan Clarey, 41 anni, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino: “Questa gara non ha senso e sono convinto che questo appuntamento non abbia futuro”. E ancora: “Basta osservare le condizioni dei ghiacciai, che peggiorano di anno in anno, Questa discesa richiede enormi risorse, dall’utilizzo degli elicotteri ai crepacci da tappare. Una manifestazione contro ogni logica ambientale“. E a proposito di condizione dei ghiacciai: oggi si doveva correre sul Rettenbach, ma la pioggia mista a neve ha costretto la Fis a fermare le atlete. Gara cancellata, dunque. E il rischio è che all’appuntamento di domani, con gli uomini, tocchi la stessa sorte.

Una settimana fa la vicesindaca di Valtournenche, Nicole Maquignaz, intervistata da AostaSera, aveva detto: “Se dovessero saltare le gare, per noi sarebbe un disastro totale visto che abbiamo investito tantissimo a livello di risorse, tempo, energie”. Un danno per tutti. A partire dalle persone coinvolte sul territorio, che hanno speso denaro a vuoto; ma anche per il mondo dello sci, la cui immagine esce danneggiata da una vicenda, per dirla con Clarey, organizzata “contro ogni logica ambientale”.

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